Sold out annunciato e un concerto magistrale: il Thin White Duke al
massimo della forma, una band eccellente e un set che ha stupito non poco per la scelta
dei brani proposti...
Sotto la Madonnina, per lennesima volta, bisogna fare una
cernita: alle 21 precise, di un giorno dinizio dicembre, sono previsti i concerti di
David Bowie e di Joe Strummer. Spiace per lex Clash, ma il Thin White Duke è
unattrazione irresistibile, soprattutto perché vederlo in un locale come
lAlcatraz - poco più di duemila persone, naturalmente sold out - è uno di
quegli eventi che accadono solo una volta. Non sappiamo comè andata dallaltra
parte, ma dopo due ore di spettacolo la scelta non ha suscitato alcun rimpianto. Anzi, il
David Bowie sceso nel freddo milanese si è rivelato superlativo.
Forma smagliante, degna di Iggy Pop e di Mick Jagger; e soprattutto una
band precisa e duttilissima, guidata nientemeno che da Page Hamilton degli Helmet,
assoldato in sostituzione del dimissionario Reeves Gabrels. Con queste premesse, David
Bowie ha proposto uno show camaleontico come non mai, dove a ogni singolo brano si è
assistito a stupefacenti cambi di registro musicale. Coerenza dellincoerenza: il
Duca è impareggiabile, in questo senso. Diciassette brani e allincirca diciassette
David Bowie diversi.
Linizio è di quelli che non ci si aspetta, capace di stregare
immediatamente. Si spengono le luci e David Bowie appare al centro del palco da solo:
incredibile, tocca subito a Life On Mars? solo piano e voce. La folla è in
visibilio e allistante verrebbe voglia di andare a casa, poiché non può esserci
niente di meglio sulla faccia della Terra. E su quella di Marte. Sistemata la band sul
palco, sinizia con la bellaccoppiata Thursdays Child e Ashes
To Ashes, puro sexy soul nel nome di Marvin Gaye. Niente male Duca, continua così.
Con Survive si è per lappunto allopposto: pezzo duro, potente,
fra i migliori del recente Hours... Niente da fare, David Bowie è unanguilla
e, difatti, torna indietro al 1966, quandera un mod cotto di Kinks e di Who:
signori, Cant Help Thinking About Me (allepoca erano David Bowie &
The Lower Third), rocknroll per palati fini che porta dritti nel cuore della
Londra di quattro decenni orsono. Niente paura, è solo una tappa. China Girl in
altre parole Iggy Pop smaltato anni 80: magnifica versione, molto up tempo e
con un grande Page Hamilton a tirare le fila con la sua chitarra. Something In The Air,
ancora Hours... e ancora un grande brano, peraltro arrangiato diversamente
dalloriginale. Brian Eno, Berlino, il Muro: Always Crashing In The Same Car, brano
guidato da una Rickenbacker dallinequivocabile tocco Byrds, strano a dirsi. Per
certo ha steso Morgan dei Bluvertigo (loro, che in Zero ne rendono degno omaggio),
naturalmente presente in sala. Ecco i primi Seventies, che per la verità con Drive In
Saturday profumano tanto di Fifties: è David Bowie, Zelig insuperabile,
prendere o lasciare. Di colpo il funky, quello di Sly & The Family Stone: Stay è
un vortice di musica nera, con le scure coriste che spadroneggiano e con il Duca che più
bianco non si può. Contrasti. Dicevamo, prima, degli anni 60 e dimprovviso
ecco Seven dallultimo album: tenue ballata acustica, splendida strizzatina docchi a dischi
come Something Else By The Kinks, Between The Buttons e Rubber SouL
Il set volge al termine e linno è solo uno, Changes, che
strappa al pubblico il massimo delleccitazione. O quasi, poiché il vero delirio
scatta con Rebel Rebel David Bowie come Mick Jagger e la band calata nella parte
Stones. Bene, ecco gli encores. Da non credere, Repetition: gli Stones
sembrano ancora sul palco. Divino. David Bowie, il re del glam, ma dovè
stasera? Niente Ziggy Polveredistelle ma ecco, sempre da Hours..., The Pretty
Things Are Going To Hell: il fantasma di Mick Ronson è possibile vederlo e
toccarlo. Pace allanima sua. CrackedActor, ancora musica nera, e via verso il
gran finale con il monito Im Afraid Of Americans, uno dei migliori David
Bowie anni 90: lui lo sa, perciò vede di onorare al meglio un pezzo magnifico e
inquietante ("/..../Im afraid of americans/Im afraid of the
world/Im afraid I cant help it..!).
Cico Casartelli