GARFAGNANA, estate 1998

Sul set del film che David Bowie ha girato in Italia, Il Mio West.

Premetto di stare per raccontare l'incontro più importante della mia vita.

Per un lungo periodo ho evitato di parlarne di proposito, quasi temessi che qualcosa potesse sfuggire dalla memoria e se ne scappasse chissà dove assieme alle parole. Volevo tenere tutto chiuso e sigillato dentro di me, nel pezzo di cuore dominato da David, insomma, nel cuore intero per certi versi. Non mi sfiorava nemmeno l'idea di scriverne da qualche parte, anche perchè non avrei saputo da dove cominciare.
Devo confessarvi che pure adesso mi trovo parecchio in difficoltà, non so da che parte prenderla.
Sono assolutamente convinta che qualsivoglia mezzo espressivo sia totalmente inadeguato a rendere una lontana idea di ciò che ho provato e che sto tuttora sentendo mentre butto giù queste righe, ma farò del mio meglio. Mi prende una stretta alla bocca dello stomaco quando ripenso a quei momenti, al preciso istante in cui ho potuto rivolgergli la parola e a tutta l'avventura, se volete chiamarla così.
Nel periodo in cui David stava girando le riprese del Mio West (estate 1998) ho trovato per caso su internet delle informazioni su dove alloggiava in Toscana e, senza pensarci due volte, ho chiamato dei miei amici di Taranto (tra cui StefyZ) e siamo partiti alla volta della Garfagnana.
Tutti gli altri miei amici a dirmi quanto fossi folle a fare ciò, ma io non li stavo a sentire: solo lui in mente, non importava niente, solo la remota possibilità di uno sfuggevole incontro mi dava una scarica d'adrenalina per fare qualsiai cosa.
Dopo aver scoperto dove avevano luogo le riprese ci siamo precipitati lì, con un colpo di fortuna abbiamo conosciuto Veronesi che ci ha fatto entrare sul set dato che, a detta sua, gli eravamo simpatici. Ha sottolineato che avevamo libero accesso dovunque, ma eravamo quasi paralizzati per l'emozione.
Alla fine ecco David, bello come solo lui può arrivare ad essere, e assieme a lui una guardia del corpo bastarda dentro che, dopo qualche ripresa a cui abbiamo assistito da non tanto lontano, ha elevato dei pretesti e ci ha rimandati fuori. A nulla ha valso dire che il regista era dalla nostra, l'uomo di ghiaccio non sentiva ragioni. L'unica consolazione è stata veder David andarsene qualche tempo dopo, un saluto dalla macchina e nulla più.
Il giorno seguente l'abbiamo trascorso fuori dalla casa in cui alloggiava, ma senza alcun frutto. Non credo di aver mai preso tanto freddo in vita mia senza sentirlo affatto. Ogni tanto the bodyguard veniva a cercare di mandarci via, ma noi, imperterriti e memori di Salvi di Striscia la notizia che ci aveva insegnato a protestare nel caso non ci fosse segno di proprietà privata , come nel nostro caso, non ci siamo lasciati spaventare.
Il giorno dopo eravamo di nuovo lì. Abbiamo scorto David che fumava sul balcone. Solo quella vista mi ha stravolto. Allora ho scritto un cartello che diceva: please stop one second. L'ho dato a Tiziana e ho lanciato l'idea di cantare qualcosa quando fosse uscito. Per me era l'unico modo per farlo fermare. La strada era stretta e non avrebbe potuto non notarci.
Ad un certo punto s'è aperto il cancello e un'auto è uscita. Niente, era solo Coco. Ma nella macchina successiva c'era lui... appena ho visto che David era lì e ci salutava ho iniziato a cantare, seguita da Tiziana: "waiting so long, we've been waiting so long...". Non so che cosa sia venuto fuori alla mia gola, tremavo come una foglia, ma, magicamente, non appena ci ha sentito intonare quelle quattro note, David ha fatto segno all'autista di fermarsi e ha tirato giù il finestrino.
Tempo di scambiare poche parole e di firmare qualche autografo ed io ero già in estasi. Gli altri idem.
Si è dimostrato molto affabile e, come al solito, bellissimo.
Magari per voi non è moltissimo, ma io non lo dimenticherò più. Non lo scorderò mai.
E adesso non scrivo più perchè sennò mi emoziono troppo.
Ciao gente,
aspettando la prossima volta,
baci

Fede

PS Niente foto, purtroppo. Però non è che servano, quando ogni cosa sta radicata dentro, vero?



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