Ci faranno letteralmente vedere le streghe. Il regista con un film e un libro “al sangue”. La rockstar con un album e due concerti “da incubo”. Poco prima che scatenassero la loro follia visionaria sulla nostra già malandata Italia, li abbiamo fatti conoscere. Inutile dirlo, sono diventati amicissimi.
Ho il dolore dì annunziarvi che a Londra esiste un’altra società di carattere ancora più atroce ( … ) Con delicato eufemismo fu intitolata “Società degli intenditori di omicidio”. Non appena qualche nuova atrocità ci è riferita dagli annali della polizia, la Società si riunisce per farne la critica, come si farebbe per un quadro, per una statua, o per qualunque altra opera d’arte”. Così scriveva Thomas De Quincey tra una boccata d’oppio e l’altra, nelle prime righe de L’assassinio come una delle belle arti. Era il 1827, la fantasia nera aveva ali bizzarre. Eppure oggi, dentro un’algida suite del Conrad Hotel, che si sporge sui dock, il Tamigi e una Londra in ferro-vetro, sembra che la “Società degli intenditori di omicidio” si sia data di nuovo appuntamento. Due soci onorari conversano amabilmente – sorseggiando caffè – di cadaveri infilzati, mutilati, sventrati. Lavorati. Di sangue scrosciante come da una tubatura e di merletti ricamati con gli intestini strappa- ti all’ultima vittima. Conversano con la pacatezza che dà l’esperienza, con il distacco di chi tutto ha già visto – nel sogno incubato, nelle ossessioni fantasmatiche, negli effetti speciali della mente – e tutto ha già partorito, su schermo o su spartito. Però, a tratti, hanno entusiasmi travolgenti, Mr. Dario e Mr. David. Perché avvertono un’affinità speciale: più che armatori d’arte, più che soci. Un po’ come fratelli.
Di sangue. Mr. Dario Argento è nei cinema da una settimana con La sindrome di Stendhal, dove la vicenda horror dei serial killer che stupra e uccide – “il demonio dei nostri tempi” precisa il regista “corre sul filo dell’arte, dello sguardo disturbato, delle sale dei musei, che possono essere luoghi pericolosi e devianti, perché l’arte sa risvegliare visioni tremende ed emanare messaggi perniciosi. Ho cercato di descriverli, di raccontare ciò che ho provato davanti alla Medusa del Caravaggio o al suo Narciso, con quel ginocchio in piena luce che procura immediato malessere alla vista“.
Non è la prima volta che Argento ricorre alla pittura: il volto di Clara Calamai, nell’inquadratura brivido di Profondo Rosso, si celava dentro una tela di Munch. Ma il fine secolo reclama un’arte che ammala e duplica le personalità, e l’horror ci sguazza. Mr. David (Bowie) arriva in Italia la prossima settimana, con il suo Outside Tour, per cantare il mondo agghiacciante del suo ultimo concept album, dove si narra dell’omicidio della quattordicenne Baby Grace, infilzata come un cuscinetto di sartoria da sedici aghi ipodermici, mentre lo stralunato cyber-detective Nathan Adler osserva il cadavere, esposto nel Museum of Moderns (P) arte e canta: “Un omicidio indubbiamente, ma questa è arte?“.
Racconta la rockstar: “Mi è sembrato un modo efficace di rappresentare la barbarie di questo fine millennio, dove tribalismi, automutilazioni, piercing e molte altre forme d’arte, incise sul proprio corpo, sembrano chiedere una nuova spiritualità“. Conversano i due soci, al loro secondo incontro.
“Ricordi, David, ci siamo conosciuti una notte a Monaco di Baviera, nel ’78? Eravamo in un ristorante con Fassbinder. Stavo girando Suspiria“.
“Si, ricordo. Succedevano un sacco di cose in Germania in quegli anni, Berlino era come la Berlino degli anni ’20: da una parte la città del rinascimento artistico, dei neo-impressionisti, dall’altra la capitale dell’eroina, dei film Christiane F., i ragazzi dello zoo di Berlino. Due realtà che vivevano una accanto all’altra”.
“Hai ragione, quando penso a una grande tragedia, la penso in Germania. Assume più forza. Ricordi il gesto della banda Baader-Meinhof? Altro che i terroristi italiani: suicidio politico“.
“Già, molto interessante, come il suicidio di Mishima“.
Due frasi per parte e Mr. Dario e Mr. David sono già arrivati a discettare di morte violenta e di harakiri. Questione di feeling. Mr. Dario è una corrente di simpatia, un prodigio di humour ruspante, curioso d’ogni cosa e capace di scherzare su tutto, compreso se stesso. Mr. David è un elegante signore inglese che inarca il sopracciglio senza supponenza, affabile e cordiale, sofisticato e colto. Ma ciascuno deve fare i conti con il suo doppio, che sa essere travolgente. Sono arrivati contemporaneamente a studiare i crimini dell’arte – ciascuno a modo suo, s’intende – ed ora si scambiano le impressioni come in un grande simposio di estetica: “Che meraviglia la Crocifissione di Grünewald a Colmar, quel Cristo terribile coperto di pustole“.
“E di Turner cosa mi dici, con quei paesaggi metafisici?“. Ma un quadro li ha trafitti entrambi:”La caduta di lcaro di Peter Bruegel il Vecchio, dove in uno spandere di piume Icaro finisce in acqua nell’indifferenza totale degli astanti“.
Racconta Mr. Dario: “E’ il quadro che dà la svolta al film, quando Asia, mia figlia, che è la giovane detective protagonista de La sindrome di Stendhal, sviene dinanzi a quella vista e si ritrova in acqua, come lcaro, abbracciata ad un grosso pesce. Il quadro si trova a Bruxelles, ma io ne ho sistemato una copia agli Uffizi, è lì che ho ambientato la scena“.
Conferma Mr. David: “Amo anch’io quel quadro, è stato alla base dei mio film L’uomo che cadde sulla terra di Nicolas Roeg. Lo amo perché rappresenta la società di oggi: il contadino, il pastore e il pescatore non si accorgono di Icaro, non fanno caso a ciò che accade loro intorno. E’ la storia di tutti i giorni in questo mondo avviato verso il Duemila“.
“Senti David, nel tuo album e nel tuo video, la gente si mutila, c’è un mondo pieno di sadomasochisti, dì uomini che si mangiano le carni. E’ davvero uno scenario da fine secolo: cosa vuoi dire, che oggi l’arte non è solo fare un quadro ma incidere se stessi, tagliarsi, addobbarsi?“.
“Beh sì, e non poteva finire altrimenti.Tutta colpa di questa dannata chiesa cattolica, l’ho odiata fin da piccolo, che non ha consentito a ciascuno di giungere a Dio per la propria strada, non se lo poteva permettere, doveva accreditare l’istituzione Chiesa. E quelli che non erano d’accordo erano eretici e gnostici. Adesso il bisogno di spiritualità ha recuperato l’autodeterminazione e un nuovo primitivismo: tatuaggi, piercing, e altro ancora“.
“Già, anche nel mio film la detective si mutila un pochino“.
Una felice intesa, non c’è che dire. Anzi, qualcosa da dire, da rammentare, c’è eccome: che Mr. Dario e Mr. David parlano in virtuale. Le visioni sono soltanto oniriche, le invenzioni musicali; gli scenari carrelli lunghi e note tenute altrettanto lunghe. Un disco di rock e un film di horror: una composizione al computer.
“Ho preso piccoli brani, mozziconi musicali, frasi staccate e le ho incollate con la tecnica dei cut up cara a Burroughs. Come facevano Joyce o i surrealisti. E coi computer ho potuto mutare la mia voce, interpretare tutte le parti del disco: il detective Adler, la vittima Baby Grace“, racconta Mr. David.
“Anch’io col computer ho potuto fare cose straordinarie. Una volta, quando proponevo certe scene ai produttori, quelli si mettevano le mani nei capelli. Ricordo che per Suspiria dovemmo costruire in una piazza una specie di ottovolante per consentire una certa ripresa. Adesso è tutto più facile, tanto che avevo un sogno e l’ho realizzato: filmare una pallottola che arriva sul viso di un personaggio, da destra; poi, inquadrare attraverso le labbra spalancate, il transito dei proiettile nella bocca: infine, tenendo il viso di profilo, far uscire la pallottola dalla guancia, sparata verso lo spettatore. Col computer è stato un gioco da ragazzi. E uno spettacolo“.
Per l’appunto: l’assassinio come una delle belle arti. Ma il futuro, signori, vi fa paura? “No“, spiega Bowie,”perché vivremo sempre più nel presente, e sarà un bene. Non avremo più tempo per analizzare il passato, come dice Baudrillard, e neppure per il futuro. Meglio, perché il futuro è solo aspettative, avidità, ambizione da ostetrica. L’Occidente ci guadagnerà“.
Argento lo guarda ammirato: “Tu fai il filosofo David, tu hai progetti, hai già deciso di incidere altri quattro dischi da qui al Duemila. lo non so, voglio cambiare ogni giorno, voglio interpretare tutto daccapo …“.
La riunione di Società volge al termine. Mr. David, ex Ziggy Stardust e Duca Bianco, si congeda in una voluta di fumo, con un ultimo tocco di millenarismo incombente: “Non trovo particolarmente convincente Nostradamus, non sono ferrato nelle profezie, Preferisco trovare un senso nel presente. Non credo alla magia. Alzarsi al mattino è, già abbastanza magico per me“.
E sembra stupirsi che ciò accada, dopo le dissipazioni di una vita, i suoi trambusti da un sesso all’altro, le smanie dì suicidio: un’altra affinità elettiva da dividere con Argento, che per difendersi dagli attacchi della depressione metteva un armadio davanti alla finestra, in modo da vincere la tentazione di farsi Icaro. “Arrivederci, Mr. David”.
Assieme a Mr. Dario, allegro e di ottimo umore, riguadagniamo l’albergo, costeggiando il buio Holland Park che dorme. Mr. Dario si guarda attorno incuriosito: “Incredibili queste casette, non hanno inferriate alle finestre dei primo piano. Chiunque potrebbe entrare, un ladro, un maniaco, un assassino, chiunque. Ricordo una casa simile a queste, al Village di New York: andai da un fabbro e regalai delle sbarre all’amico che doveva ospitarmi, altrimenti non avrei mai dormito. Ecco, questa è la strada giusta per ambientare un horror“.
Ignari, dormono ì londinesi di Holland Park, magari anche miss P.D. James, la signora dei noir, che abita in questa stessa strada: tessera onoraria della “Società degli intenditori di omicidio”. Piccolo omaggio alla paura letteraria, dopo quella filmica e musicale. “Buonanotte”, fa Mr. Dario. Speriamo.