Lo zoccolo duro di Velvet Goldmine non si è ovviamente perso il primo giorno di mostra. Nonostante una paurosa tromba d’aria ad Arezzo Glamboy riesce ad allestire un piccolo cartello e al MAMbo si ricrea subito quella speciale atmosfera Glam che ha accompagnato le tante avventure dei Velvetgoldminers alle cene, le feste, i concerti…
Ecco i resoconti, le foto e le emozioni della prima visita!
ERAVAMO ENTRAMBI FELICI…
Sono stato alla mostra di Bologna Giovedì 14, il giorno dell’apertura, in realtà non aveva molto senso andare il primo giorno vista la durata dell’esibizione, ma evidentemente ne aveva di senso eccome vista l’affluenza di tanti amici accorsi come ad una chiamata alle armi per coloro che da decenni hanno il sangue fucsia, che immedesimano le loro gioie e drammi e sogni nelle parole, nella musica, nei gesti e nelle pose del “magnifico”, di David Bowie. Ora tutti mi conoscono diceva nel suo recente canto del cigno, ora tutti conoscono il Migliore aggiungo io.
Ritengo di esser stato agli estremi emotivi di questa esibizione avendo visto l’Ouverture di Londra nel 2013 con gli ormoni impazziti per l’allora recente sorpresa di THE NEXT DAY, floridi e felici per l’ennesima rinascita, dopo il lungo letargo con un ottimo disco e la mirabolante e sorprendente promozione di esso che faceva pensare ad un ennesimo periodo di copulazione musicale con gli amici di sempre; e la qui presente mostra di Bologna dopo il sorprendente dramma umano e culturale di BLACKSTAR che ci ha recato la mancanza del suddetto Magnifico. Chiamatelo esorcismo dell’avvenuto, risoluzione del dolore, fanatismo, brama, insoddisfazione, i modi vanno bene tutti, l’importante era , per chi come me conosce abbastanza quello che andava a vedere, fermare nuovamente il tempo davanti a quello che più di tutti volevo vedere, ascoltare, toccare….David e la sua storia.
La Mostra era fantastica già dall’entrata , non sembrava un museo, pareva di entrare nel teatro dei teatri il tutto ancor di più rafforzato dal contemporaneo lancio del nuovo VELVET GOLDMINE mezzo “letale” per aver unito un grande gruppo di straordinarie e multiformi persone, alcune delle quali sono diventate delle vere amicizie a 360°.
Come affermai 3 anni fa armai, è una mostra bella per chi non sà e fantasmagorica per chi conosce i 50 anni di attività di questo magico signore, faccio alcuni esempi….trovarsi davanti al Verbasizer è come alla fine essere redento dopo quanto ho metabolizzato in 1.OUTSIDE, oppure il synt esposto nell’area berlinese come uno scettro, strumento fondamentale per quel periodo, e regalato da Eno a David dopo più di 20anni, è roba che mi sconquassa il tessuto connettivo, ma probabilmente per i passanti era poco più di una fisarmonica….oppure mi viene in mente la relazione tra il video di Heroes e le figure allungate e stabili dei lavori di Kirkneer e Munch, i gesti “terremoto” del video di Starman, e via e via si potrebbe non finire mai…ma come sempre accade con Bowie è istruttivo pure questo, e una mostra accessibile a tutti e divertente per tutti permette di entrare in sintonia con il suo mondo, la sua arte , l’arte “alta” che attraverso il rock per le orecchie di tutti diventa arte “bassa” e quindi fruibile, analizzabile ed utilizzabile. Ho sempre un plauso pronto per questo suo modo di lavorare…di esporre.
Purtroppo la profondità finisce qui perché poi i video…le foto…i testi….i costumi che mi sovrastano ovunque mi lasciano da solo con il mio amore intellettuale per Lui che esplode in lacrime questa volta di fronte all’angolo Starman, a Londra fu la volta del video di Heroes che avevo visto 100 milioni di volte, là in quel contesto non ressi, mentre qua stava andando tutto bene, poi mi indica con l’indice e non ce la faccio, le lacrime tenute con tutte le forze fanno si che la mia vista diventi quella di un pesce in un acquario e mi si mescola tutto….meglio piangere per bene.
Mi fermo qua perché la mostra va vista non raccontata, ve lo dice uno di quel gruppo di fortunati che se ne era innamorato intellettualmente di David Bowie, che quel Lunedì 10 Gennaio si è ritrovato zoppo mentalmente e nel cuore….che dopo una domenica di grande festa per il suo ritorno, per il suo nuovo disco, per il suo compleanno, per un’altra gita coi soliti amici, si è risvegliato “outsider” impossibilitato di fare tutto perché era mancato quasi tutto in un attimo. E come scrissi al tempo , eravamo entrambi felici, io avevo lui e lui aveva me, possedere testa e cuore di una persona E’ IL MASSIMO !!!
Andate quindi alla mostra e lasciate testa e cuore spalancate………….
Giacomo GLAMBOY Furini
IL NOSTRO FANTASTIC VOYAGE NON E’ FINITO…
La notte tra il 13 e il 14 luglio non ho dormito. Nonostante i miei 35 anni, nonstante abbia un figlio piccolo che, a quanto pare, implica saggezza e maturità. Nonostante, infine, non fosse la mia “prima volta” con “David Bowie Is”. Come me, i fan toscani erano in trepidante attesa: messaggi su whattsapp, su facebook, telefonate… tutto l’abituale corollario che, durante questi anni, si è attivato a ogni notizia di e su Bowie, fino a quel 10 gennaio che per noi si è concretizzato nella doccia gelata dell’11, e oltre. Tutto appare usuale: l’eccitazione, il tam tam su David Bowie Fans Italia e, finalmente, di nuovo su un Velvet Goldmine tornato on line, che per noi è sempre rimasto silenziosa presenza nei nostri rapporti, fiume sotterraneo mai perso.
Dopo una notte quasi senza sonno, arriva la mattina della partenza: per la prima volta dopo oltre un anno, il bambino viene lasciato alla babysitter per motivi non lavorativi, perché quando si deve partire, non c’è da discutere e si parte. Alla stazione, l’amico di vecchia data Gianluca, col mio stesso sguardo assonnato e carico di aspettativa. Simone, che conosciamo solo di nome da DBFI, ci riconosce grazie alla maglietta di Bowie di Gianluca: ormai 12 anni fa, fui “riconosciuta” anch’io così a un concerto e questo sancì il mio passaggio dal virtuale al fisico dell’universo VG, con annessi meravigliosi stravolgimenti. Non posso che sorridere, pensando che, in fondo, tra fan ci si riconosce sempre, come in una sorta di muto legame emotivo. Arrivati a Bologna, ci uniamo a Elena (Ladygrinningsoul) e Serena (Glamy), per poi incontrare, alla mostra, conoscenze relativamente recenti come Lorenzo e, in seguito, Vincenzo, entrambi conosciuti tramite DBFI.
Al Mambo l’affluenza non è oceanica come avrei immaginato ma, in fondo, è giovedì e mi pare comprensibile. Ci sono alcuni giovanissimi, ma la maggior parte del pubblico è tra i 30 e i 55 anni. Qualche colore improbabile di capelli, magliette a tema, stelline sugli zigomi, ma anche tanta (apparente) “normalità”.
Come accennato, ho visto la mostra per la prima volta a Groningen, con alcuni del gruppo toscano (Elena-Ladygrinningsoul, Federica-Faith Glam e Piero-Merlinoooo tra tutti) e figlio al seguito; il tutto ha avuto il sapore dolceamaro di un pellegrinaggio compiuto fianco a fianco ma in parallelo, ciascuno alla ricerca del “suo” Bowie, ciascuno in viaggio per assimilare la perdita, per venirci a patti. Il 14 luglio è diverso, almeno nella mia percezione: sebbene il clima non sia quello delle antiche “zingarate”, il desiderio di condivisione ha riacquistato un gusto più leggero, propositivo. Allo shop, come altri, acquisto una copia in più del “vinilino blu” per Patrizia-Star, in cambio del catalogo di Sukita che mi ha preso a Spezia: un modo come un altro per sentirsi vicine a distanza.
La mostra è ben allestita e, anche se gli spazi sono forse più ridotti che a Groningen, ci sono alcuni pezzi non esposti in Olanda: lo storyboard animato del (mai nato) film di “Diamond Dogs”, il ritratto di Iggy a Berlino, alcune pubblicità d’epoca dei costumi di Yamamoto Kansai e, soprattutto, il costume della performance di “The man who sold the world” del ’79. E mentre quella meravigliosa versione riecheggia nelle cuffie, col video davanti, il volto sbiancato di Klaus Nomi, Bowie letteralmente portato in scena, io non riesco a uscire dalla stanza. Continuo a viaggiare in cerchio, ad aspettare amici vecchi e nuovi per condividere un momento di grande emozione e, infine, rimango sola qualche minuto per godermi ancora lo spettacolo. Perché la sensazione più forte che ho ricevuto da questa mostra è che si può visitare da soli, ma che soli non lo saremo mai, nell’universo Bowie. Me lo confermano le facce di amici e sconosciuti, ora sorridenti, ora prossime alla commozione, (come di fronte al video di “Blackstar”), ora prese dalla smania del collezionismo (“questo vinile mi manca! Tu ce l’hai?”), ora in fregole coi costumi (mi sono idealmente spartita l’intero guardaroba bowiano con Lorenzo, distribuendo equamente i vestiti del periodo ’75-’76, il preferito di entrambi). E quando mi accoglie la sala dei video, che a Groningen mi aveva inghiottita per un’ora (“ma dove seiii????” scriveva invano Piero, quel Merlinoooo padre di mio figlio che lo stava disperatamente trastullando nella caffetteria del museo), mi sento a casa. “Welcome home, Rachele”. O dovrei dire “fromKtoM”, come recitava il mio nick anni fa. Da Kelther a Malkuth, siamo sempre qui, circondati a 360° da quella magia bowiana che ci ha fatto conoscere e ri-conoscere ai concerti, alle stazioni, dagli sguardi, dall’emozione delle mani e delle parole. E, anche se qualche lacrima scende, anche se, forse, tutto è cambiato, noi ci siamo, perché quel che temevamo di più non è successo: il nostro “Fantastic Voyage” non è finito. È soltanto cambiato.
Rachele fromKtoM
DAVID BOWIE IS…ALIVE!
“Hallo Spaceboys and girls! Finalmente anch’io ho avuto la possibilità di vedere la mostra!! Che dire, è senza dubbio la mostra meglio progettata di sempre!
Sono rimasto stupito da ogni angolo, ogni oggetto, ogni abito, ogni video, ogni frammento audio. Le mie aspettative erano veramente alte e sono state completamente soddisfatte!!!
Personalmente sarei rimasto giorni a contemplare l’abito dell’Isolar Tour, lo smoking del film L’uomo che cadde sulla terra, quello del Sound+Vision Tour, la giacca di Earthling e tanti, tantissimi altri. Urge una nuova visita per adorare gli altri cimeli allo stesso modo!!!
Mi sembra ancora impossibile di essere stato così vicino a cose appartenute a Lui, cose presenti in video, dischi e copertine ammirate centinaia di volte. Mi ripetevo continuamente: non può essere appartenuta a Lui e ora è qui davanti a me. Non può. E invece è proprio così. Incredibile!
La stanza dei live è una sequenza di emozioni continua! Un capolavoro di suoni e visioni che però fa riaffiorare anche il pensiero che non ho mai avuto, e adesso mai avrò, l’opportunità di vederlo dal vivo almeno una volta…
La mostra è piena di tesori da scoprire lentamente, tante variazioni anche in pochi metri! Geniale!!! Ho scoperto anche 2 o 3 aneddoti che ignoravo, pazzesco!! Tornerò a
brevissimo! La mostra chiama…e io risponderò!
Uscito dalla mostra posso dire solo: David Bowie IS…ALIVE!
Per quanto riguarda la Bowie Experience che dire…una figata, relax e divertimento garantiti. Consiglio? Da fare con gli amici! Il divertimento raddoppia!
Da buon fan mi sono fermato anche allo shop, ecco…aspettavo di trovare mooooolte più cose…e se si può dire a prezzi un tantino più umani (parlo per l’oggettistica: portachiavi, spille, tazze ecc…) Sono tornato a casa con Vinile Blu. Vinile Rosso, poster e cartoline!
Da qui a novembre tempo per migliorare lo shop ce n’è! La mostra invece è perfetta così! Un abbraccio ai miei compagni d’avventura con i quali ho trascorso la giornata e la visita! Sono stati la ciliegina sulla torta! A presto!
Lorenzo Massi
LA SUA VOCE NEGLI AURICOLARI E’ UN VERO TONFO AL CUORE!
Questa è la mia quarta esperienza con la mostra “David Bowie Is…” e finalmente in Italia , a Bologna, a 35 minuti di treno da casa.
Grazie a questa immensa e bellissima mostra, ho avuto modo di visitare città europee bellissime, assieme ad amici Bowiani, quasi tutti incontrati grazie a Velvet Goldmine nei decenni precedenti , o nei vari concerti , del nostro amato David .
Anche questa volta ho passato una splendida giornata con amici di VG ; vederla con loro mi ha dato maggiore forza e controllo delle emozioni. Ho accompagnato ogni decade della mia vita con la sua musica.
Rivedere , adesso la mostra ha un carico emotivo immenso per chi , come me ama David , da quasi tutta la sua vita. Molteplici sensazioni si sviluppano durante la visita… gioia , adorazione, ammirazione , dolore, sofferenza e consapevolezza che la sua arte e la sua vita resteranno eterne .
Ogni passo dentro al MAMbo , ogni oggetto esposto , è un viaggio trascendentale nell’essenza Bowiana .
Grazie alla mostra , ho finalmente avuto modo di vedere e quasi toccare con mano( proibitissimo!), i suoi costumi, leggere i suoi testi scritti a penna su carta millimetrata o fogli di fortuna; ammirare come già in giovane età, avesse le idee chiare su costumi, presenza scenica e studio del palco.
Un Artista che non si limitava soltanto a cantare …
Quello che ammiro di questa mostra , ed ogni volta non smetto di notarlo, è come abbia e continui ad unire generazioni diverse , a creare un ponte visivo/sensoriale di ricerca nell’Arte, fine a se stessa : sia essa musica , costume, poesia , films , teatro, pittura , scultura o semplice spettacolo.
L’esposizione di Bologna è molto simile all’originale londinese (pochissimi oggetti sono mancanti … ) ogni stanza ha ben esposto i suoi “preziosi oggetti”, tutto ha il suo giusto spazio ed ognuno ha modo di trascorrere tutto il tempo che ritiene, per assimilare, imparare o semplicemente scoprire le molteplici informazioni, siano esse scritte o da ascoltare.
La sua voce che ti parla negli auricolari, la prima volta che lo senti, è un vero tonfo al cuore.
Quello che ho adorato, fin dalla prima volta, è stato vedere il vestito del video di life on mars, da sempre il MIO bowie per eccellenza, ed il VERBASIZER (capirne il funzionamento dalle sue parole), gli schizzi che aveva fatto per le copertine, i vestiti da lui indossati nei vari tour che ho visto…. Emozionante!
Mi riservo di rivisitarla con amici, e familiari, per condividerlo, e magari farlo scoprire, a chi non lo conosce ancora, mostrargli come lui fosse un Artista completo.
Unico.
Immenso.
Eterno.
Ancora una volta …Grazie mille David .
Elena Lady Grinning Soul
UNA CALAMITA ROCK DALLA QUALE NON TI PUOI PIU’ STACCARE…
Vedere la mostra del MAMbo è stato come tuffarsi nella vita di David Bowie….ancor prima di entrare un groppo in gola mi ha sorpreso, si è vero, già l’avevo vista a Londra e Berlino ma… questa volta è diverso perché lui n0n c’è più e tutto assume un valore inestimabile e da pelle d’oca. Appena entrata nella prima stanza, dove si proietta il video di Space Oddity, il mio pensiero è andato al Bowie ragazzo, un Bowie ancora non affermato ma che già dimostrava di avere il talento che poi lo avrebbe reso una stella nel firmamento della musica internazionale. Tanti pensieri si sono affollati nella mia testa; il ricordo di quando da ragazzina iniziai ad ascoltare le sue canzoni senza saperne il significato, l’immagine di mio fratello che metteva sul piatto Ziggy Stardust o Aladdin Sane, la sua musica mi catturò subito, il suo look e il suo fascino mi fece immediatamente innamorare di lui….ecco da quel momento non lo più lasciato perché Bowie è questo, una calamita rock dalla quale non ti puoi più staccare….
LUI E’ DAPPERTUTTO LA SUA PRESENZA QUASI PALPABILE…
David Robert Jones Bowie è, più di ogni altro artista, colui che si merita in pieno una grande mostra come quella del MAMbo a Bologna. Non solo perchè ci ha lasciato per sempre, ma anche perchè durante la sua lunga carriera ha cambiato pelle innuverevoli volte, ha cambiato genere musicale, e collaboratori. Sapeva fare tutto ciò che fosse arte, musica, danza, recitazione, moda, e quant’altro!
Difficile quindi fare una mostra adeguata e completa, ma ciò che è stato allestito al MAMbo ha soddisfatto fans e curiosi. Questa mostra itinerante (che ha già fatto scalo a Londra e Groeningen) possiamo dire già da ora che è un trionfo; comprende spartiti, filmati, gli abiti, le maschere che ha indossato, strumenti musicali, rarità discografiche, e l’elenco può essere lungo.
Viene presentato quindi il bowie degli esordi, nella prima sala, e già da lì si può capire molto della sua arte, del suo modo di fare musica. Per arrivare poi ai primi anni settanta, coi suoi vestiti eccessivi solo in apparenza, perchè Ziggy Stardust era il suo doppio, quasi una terapìa.
E poi Diamond Dogs, Young Americans, Station to Station, tutto perfettamente ordinato, in sale ampie, spaziose, ben strutturate.
Nella sala dedicata agli anni della sperimentazione, troneggiano un synth EMS e un koto, dentro una teca. Nel salone grande, spezzoni di concerti dal vivo proiettati sui muri compreso un filmato tratto dal Diamond Dogs tour. Lui è dappertutto, e la sua presenza è quasi palpabile, e fa impressione vedere, dentro questa grande stanza, tanti manichini con addosso i suoi vestiti anche in alto, fino a dove si perde lo sguardo.
Ma per chi vuole, usciti dalla mostra comincia il divertimento! Nel seminterrato del MAMbo ci sono vestiti, parrucche, trucco per diventare come David Bowie!!…beh, quasi quasi…per la modica cifra di cinque euro, è possibile truccarsi e vestirsi come …quasi come lui, grazie alla riproduzione approssimativa di vestiti e parrucche che ricordano il nostro beneamato, aiutati dal personale gentilissimo…e diciamolo, val la pena tornare bambini, ogni tanto!
Quasi dimenticavo lo shopping dedicato al duca: magliette, dischi, e cd, la maggior parte rarità e bootlegs… notevoli in particolari i vinili colorati: il 45 giri London bye ta-ta e una raccolta di alcune fra le sua canzoni più belle.
Vincenzo Madrigrano
IN GINOCCHIO DAVANTI A STARMAN…
Il 14 Luglio 2016 lo ricorderò come uno dei giorni più belli della mia vita.È stata un’esperienza bellissima emozionante affascinante e ho avuto l’occasione di conoscere di persona tanti fan di David!
L’aver visto costumi, testi originali e tantissimi altri oggetti è quasi incredibile, non ci credevo!
Dopo aver passato 4 ore e mezzo dentro io altre tre mie amiche (Gaia, Sara e Lara) e un gruppo di Velvetgoldminers abbiamo deciso di provare la Experience Bowie.
Non me l’aspettavo che sarebbe stato così divertente,ci siamo provati costumi ispirati a Bowie e ci siamo fatti un sacco di foto insieme!
Tra le varie cose che si possono fare alla Bowie experience c’e anche quella di realizzare delle maschere, ed io Sara e Gaia ci abbiamo provato.
Sara ci ha rinunciato subito dicendo che non era capace(anche se non è assolutamente vero) mentre io e Gaia abbiamo creato due maschere fighe!
Infine ci siamo fatte truccare e devo dire che lo staff della Bowie experience è molto gentile e amichevole.
Se qualcuno ha per caso visto tre ragazze inginocchiate che pregavano davanti al costume di Starman (idea di Gaia) eravamo noi!
Di certo non siamo passate inosservate…
L’unica cosa che mi è mancata era il costume di Jareth,inoltre sono rimasta un po’ delusa dallo shop della mostra,poichè mi aspettavo molte più cose,ma in generale la mostra è molto bella e di sicuro ci ritornerò!
Elisa Rossetti.
UN POSTO PERFETTO IN CUI POTER VIVERE PER SEMPRE…
Che dire, sono arrivata a Bologna completamente spaesata, senza aver dormito nemmeno un minuto e nessuna idea di dove fosse il MAMbo.
Alle 9 in stazione incontro Elisa e Lara, due ragazze ossessionate con Bowie quanto me che conosco da un anno, anche se questa è la prima volta che ci vediamo di persona.
Io ed Elisa corriamo fuori dalla stazione in cerca del museo, io con i tacchi, in una scena che sembra tratta dal film ‘Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino’, quando Christiane e Detlef corrono con le note di Heroes in sottofondo. Solo che noi avevamo Hallo Spaceboy a tenerci compagnia.
Arriviamo al MAMbo, in un bagno di sudore, e ci mettiamo in fila. Iniziamo a parlare con le persone davanti a noi, perchè quando si ha una passione in comune, si ha sempre qualcosa di cui parlare. La fila si allunga e finalmente ci riuniamo con Sara, un’altra nostra amica.
Iniziano a far entrare, le corse al negozio per prendere il vinile. Solo quello, mi dicevo. Poi non so come mi son ritrovata con un libro e una maglietta.
Sapevo già cosa aspettarmi dalla mostra avendola già vista a Parigi, ma ero consapevole che questa volta le emozioni sarebbero state più forti.
L’esibizione è strutturata principalmente in aree che delimitano un certo periodo artistico della vita di Bowie, si passa dal giovane David Jones al successo di Space Oddity, al costume di Starman e tanti altri.
E come a Parigi, seduta davanti al costume di Starman, mi sono scesi i lacrimoni. Però questa volta era diverso. Le lacrime non erano di gioia, ma quasi di tristezza e amarezza.
Non volevo assolutamente andarmene. Quella era casa mia, ero immersa nel mondo di Bowie, circondata da suoi fan, un posto perfetto in cui avrei potuto vivere per sempre.
Passa il tempo mentre percorriamo la mostra soffermandoci per gustare ogni piccolo dettaglio. Cantiamo a squarciagola nella sala video e cerchiamo di farci forza durante Blackstar e Lazarus. Siamo quasi alla fine, manca solo l’ultima parte, e so già cosa aspettarmi.
La sala dei concerti. In quel particolare momento, sei così stregato nel vedere un Bowie alto due-tre metri che canta Rock’n’roll suicide che nemmeno ti accorgi dei costumi alle pareti. Oh no love! You’re not alone. Gimme your hands ‘cause you’re wonderful.
Tende le sue mani verso di me. Tento di afferrarle, e vorrei tenerle per sempre con me, ma purtroppo è solo uno schermo e tutto finisce troppo velocemente.
Usciamo dalla mostra e ci accorgiamo che son già passate 4 ore e mezza da quando siamo entrate.
Spaesate veniamo catapultate di nuovo nella realtà. È un impatto enorme e spiazzante.
Nell’atrio incontriamo altri fan, è bello vedere di persona coloro con cui sei solito a parlare virtualmente. Decidiamo di accodarci per partecipare alla Bowie Experience. Ritorniamo tutti bambini indossando costumi, maschere e cantando.
Nel frattempo io, Sara ed Elisa decidiamo di dirigerci verso la creazione delle maschere, con Outside che esce dalle casse e tanta voglia di creare.
Io decido di crearne una ispirata al video di Little Wonder.
È tardi, è già ora di andare a prendere il treno. È inquietante come il tempo passi velocemente quando ci si diverte.
Dopo un conto alla rovescia di 80 giorni in attesa del 14 luglio, è già tutto finito.
Il ritorno è veramente surreale, e non faccio altro che parlare a tutti della mostra e della bellissima esperienza vissuta.
Ho finalmente potuto conoscere di persona fans con cui mi scrivevo da mesi, anni. E per una volta è bello parlare di Bowie non tramite uno schermo, sapendo che quelle persone esistono veramente.
Ora? Sono nella mia camera a scrivere le mie esperienze ascoltando Lodger e sognando già il nostro prossimo Fantastic Voyage.
Gaia Tonelli
BET YOU THOUGHT YOU’ D SEEN THE LAST OF ME. SURPRISE BITCH!
Quel tanto atteso giovedì di una decina di giorni fa ha aggiunto all’angolo dei miei più custoditi ricordi una delle esperienze più eccitanti e piacevoli che abbia mai vissuto in tutta la vita.
Io, Gaia ed Elisa, due care amiche che ho conosciuto su Instagram tramite le nostre fanpage dedicate a David, non abbiamo fatto altro che aspettare il 14 luglio da quando è stato annunciato l’arrivo della mostra in Italia.
Gli ultimi giorni del countdown sono stati i più difficili: non stavamo proprio più nella pelle!
Posso affermare che ‘David Bowie Is‘ è di sicuro il modo più efficace per poter osservare da vicino la carriera di David in tutte le sue fasi.
Visitando questa mostra, poi, lasciarsi travolgere dalle emozioni è quasi più facile di respirare.
Io e le mie amiche ci siamo aggirate curiose e attente tra quelle eccentriche sale per quasi cinque ore, con le lacrime agli occhi. Un misto tra gioia e malinconia, quest’ultima soprattutto quando ci siamo trovate nella sala dei video più famosi, a cui erano stati aggiunti i due elementi chiave dell’ultimo album di David.
I video di Blackstar e Lazarus.
Ho apprezzato molto il fatto che li abbiano inclusi. Ne vado molto fiera.
Però è palese che in mezzo a tutti gli elementi della mostra che parlano della sua vita artistica e che, pertanto, non fanno altro che trasmettere una gioia infinita, quelle due canzoni riportano alla severa realtà che stiamo vivendo quest’anno e che vivremo per sempre..purtroppo;
Anche se è difficile scegliere, le cose che a grandi linee colpiscono di più sono i costumi realizzati da Kansai Yamamoto, i costumi originali di Starman, Life On Mars?, del tour di Diamond Dogs e Outside e in fine la Union Jack Coat realizzata da Alexander McQueen che per me è importante perché nell’anno in cui è uscito Earthling sono nata io.
Ovviamente quelli da me nominati sono i completi che rimangono di solito più impressi nella mente, ma ce ne sono tanti altri da ammirare e che suscitano altrettante emozioni.
Non erano esposti solo capi d’abbigliamento: vi erano anche oggetti personali, bozze di canzoni scritte a mano, strumenti musicali e dipinti.
C’erano anche i ‘pupazzi’ che appaiono nell’Outside tour e nel video di Where Are We Now? .
È stato molto bello e suggestionante vederli dal vivo, a dimensione naturale.
Camminando tra quelle stanze l’emozione era talmente forte che in certi istanti ho creduto che all’improvviso avrei visto David saltar fuori da qualche stanza gridando con fierezza il classico “Bet you thought you’d seen the last of me. Surprise bitch!”, perché devo proprio dirlo: si poteva tastare con mano la sua essenza nell’aria, quasi.
Ci mancava solo lui, a camminare con noi in quel mondo surreale.
Di sicuro se fosse davvero comparso di punto in bianco, tutta la tristezza sarebbe volata via in un solo istante.. Ah, quant’è bello sognare così scioccamente.
Terminata la scrupolosa visita, io, Gaia ed Elisa abbiamo potuto comperare alcune cose relative a David, anche se non c’era affatto l’imbarazzo della scelta come speravo.
Una volta uscite dal nostro concetto di paradiso abbiamo potuto conoscere di persona alcuni fan facenti parte di Velvet Goldmine, con i quali abbiamo congedato l’estasiante mostra, dirigendoci insieme a fare l’ Experience Bowie!.
Prima di catapultarci in questa bellissima iniziativa, con i Velvetgoldminers che ho avuto il piacere di incontrare per la prima volta abbiamo fatto una foto ricordo sulla famosa scala del museo ispirata ad Aladdin Sane.
Giunti all’interno della stanza dedicata all’ Experience Bowie abbiamo potuto indossare costumi, parrucche e accessori ispirati a David, così da poter impersonare gli alter ego più famosi del nostro artista preferito, per poi scattarci tante foto tutti insieme!
Poi, a suon di Low, 1.Outside, Earthling e Reality, io e le mie compagne d’avventura abbiamo creato una maschera con disegni e patterns forniti dallo staff, finché, dopo quasi tre ore di ritaglio e risate, è arrivato il momento di farci truccare in stile Aladdin Sane.
Terminato il trucco, abbiamo apprezzato ancora un po’ l’allestimento dell’ambiente in pieno stile Bowie, e abbiamo salutato tutti.
Dopo aver cantato Everyone Says Hi per le strade di Bologna, a malincuore, ci siamo dovute avviare verso la stazione per prendere il treno diretto verso le nostre rispettive case.
Una cosa è sicura, però: torneremo al MAMbo molto prima del 13 novembre e porteremo sempre nel cuore la prima volta che ci siamo state!
Sara Moriello
UN MONDO DI CURIOSITA’…
Credo che la mostra di david Bowie sia una delle mostre più riuscite e curate al mondo. Un Bowie attore, scenografo, intimo, pittore e soprattutto l’uomo che cadendo sulla terra, ha cambiato la scena del rock e non solo.
Ogni decade è ben descritta, l’interattività e il sottofondo musicale scatenano nel visitatore una scarica emozionale, come solo chi ha amato Bowie può vivere al suo interno.
Poter vivere questa esperienza unica ripercorrendo le tappe della sua carriera, mi ha trascinato in un mondo di curiosità, assistendo al suo perfezionismo quasi maniacale durante tutta la sua carriera.
Poter vedere i suoi appunti, i suoi costumi, e la sua intimità lavorativa, accompagna il visitatore all’interno del mondo Bowie, che non ti permette di assistere una sola volta alla sua personale, ma ti induce a volerlo ripetere.
Let’s jones dei The lazzarus
UN’ ESPERIENZA OLTRE I SENSI
Giovedì 14 luglio. Parto da Roma alle 7.55 e arrivo alle 10.00 puntuale a Bologna, pochi minuti a piedi e arrivo al MAMbo. La notte prima ho dormito poco e male, ma che importa… l’adrenalina è a 1000!
Niente fila… ho preferito fare il fast ticket, non posso aspettare!
La sua voce nelle cuffie mi accompagna per tutta l’esposizione ed è come sempre: calda, avvolgente, unica… Va tutto bene nella sala dove si raccontano i suoi inizi, comincio a cedere un pochino davanti a tutto ciò che riguarda “Space Oddity”, ma il crollo vero e proprio avviene davanti a “Starman”! Mi sembra davvero che sia proprio lì davanti a me e che indichi proprio e solamente me: il costume, il video, gli specchi, la musica… è davvero troppo… Le lacrime iniziano a scendere e non sono più una donna di 55 anni ma un’adolescente di 16, l’età che avevo quando l’ho conosciuto, fulminata dalla copertina e dalla musica di “Low”.
E proprio per questo motivo ho scelto di non andare con nessuno alla mostra come prima volta: sapevo che ne sarei stata travolta e volevo vivermela solo con me stessa. Sapevo che avrebbe acuito immensamente il dolore della sua scomparsa e così è stato, esplodendo prepotente ed inarginabile.
Ed ecco ancora un vortice di emozioni profonde quando mi trovo davanti a “Life on Mars”, la mia preferita da sempre. E qui ammetto il peccato: sfioro i suoi meravigliosi pantaloni, non ho potuto resistere! La sala dei video mi dà il colpo di grazia finale, ubriacandomi di momenti di commozione, eccitazione e trepidazione indescrivibili. Visti, rivisti, stravisti… ma lì assumono un’altra dimensione, perché in tutta la mostra la sua presenza è tangibile, la sento nella testa, nello stomaco e nel cuore. Pensare che il suo DNA é in quei 300 meravigliosi oggetti, i suoi manoscritti, i disegni, i costumi, le chiavi dell’appartamento di Berlino, i modellini delle scenografie…. “David Bowie… is”, perché lui è ovunque e tutti i sensi sono coinvolti in questa struggente esperienza.
Una mostra eccellente in uno spazio espositivo perfetto. Tra qualche settimana tornerò a visitarla insieme alla persona che amo di più, mio figlio di 14 anni, che ha iniziato ad ascoltare la musica di Bowie con la scusa di migliorare il suo inglese ma che, scoprendolo già da un paio d’anni, ha finito con l’apprezzarlo e stimarlo.
“Oh no, not me
I never lost control
You’re face to face
With the man who sold the world”
Luana
Se avete informazioni o materiale da inviarci scrivete a info@davidbowieitalia.it