ALWAYS CRASHING
IN THE SAME CAR1
(Bowie)
Every chance,
every chance that I take
I take it on the road
Those kilometres and the red lights
I was always looking left and right
Oh, but I’m always crashing
in the same car
Jasmine, I saw you peeping
As I pushed my foot down to the floor2
I was going round and round
the hotel garage
Must have been touching close to 94
Oh, but I’m always crashing
in the same car
SEMPRE A SBATTERE
CONTRO LA STESSA MACCHINA1
(Bowie)
Ogni opportunità,
ogni opportunità che colgo
La colgo sulla strada
Quei chilometri e le luci rosse
Ho sempre guardato a destra e a sinistra
Oh, ma vado sempre a sbattere
contro la stessa macchina
Jasmine, ti ho visto sbirciare
Mentre schiacciavo sull’acceleratore2
Continuavo a fare il giro
del garage dell’ hotel,
devo aver raggiunto i 150 km orari
Oh, ma vado sempre a schiantarmi
contro la stessa auto.
NOTE
Bowie ha raccontato il riferimento di questo brano durante il concerto al BBC Radio Theatre del 27 giugno 2000.
“L’ho scritta a Berlino, a metà o alla fine degli anni Settanta. Si trattava di uno dei pochi tentativi di suicidio, molto stupidamente e malamente tentati, grazie a Dio, che ho fatto. La storia completa è piuttosto allarmante. Non sono sicuro di doverla raccontare o meno. Si trattava di uno spacciatore di coca che un giorno vidi sul Kurfürstendamm a Berlino e mi ero messo in testa che mi aveva fregato per un affare. I miei grandi amici Iggy Pop e Coco Schwab si erano messi insieme e mi avevano comprato una Mercedes 1954, credo molto economica ma bella. Avete presente quelle con la pelle di coniglio intorno al volante? Davvero deliziosa. Non aveva il pavimento! Era tutta arrugginita. A quei tempi eravamo tutti molto al verde. Era un po’ come una macchina a pedali, se i piedi ci passavano attraverso. Era piuttosto pericolosa. Così stavo guidando e ho visto questo ragazzo, chiamiamolo Johan, in macchina. Ero talmente fuori di testa che ho iniziato a speronarlo nel Kurfürstendamm, alla luce del giorno, alle 12 in punto. E l’ho speronato e l’ho speronato e l’ho speronato… Lui si è guardato intorno e ho capito che era mortalmente terrorizzato per la sua vita. Non mi sorprende. L’ho speronato per un bel po’, saranno stati dai cinque ai dieci minuti, un tempo davvero molto lungo. Nessuno mi ha fermato. Nessuno ha fatto nulla. E io me ne sono uscito dicendo: Cosa diavolo sto facendo?”.
1 Qualcuno suggerisce anche la traduzione “Sempre a sbattere con la stessa macchina” ma la traduzione più corretta è “contro la stessa macchina”, altrimenti sarebbe stato utilizzato “into the same car”. L’episodio raccontato da Bowie, tra l’altro, lo conferma.
2 Floor è anche il pavimento dell’auto e “push my feet to the floor” si usa per intendere quando si schiaccia l’acceleratore fino in fondo.
Secondo me (opinion!) essendo quasi ogni pezzo di Bow metaforico, “continuare a schiantarsi con la stessa auto” significa continuare a commettere lo stesso errore. Un’immagine molto più reale. Vi pare che a David interessasse raccontare al mondo l’episodio – peraltro leggendario – dello spacciatore? Continuiamo a ripetere le stesse cazzate, questa è la chiave. Un abbraccio!
Certamente Matteo: siamo d’accordo con te che sia una metafora che prende spunto da un episodio reale.
Condivido sull’idea della metafora. Volevo però puntualizzare che, secondo me, “Red light” sta per “semaforo rosso” e che, anche dopo aver pazientemente aspettato il verde e guardato a destra e sinistra, può accadere l’incidente. È la vita di noi comuni mortali, incluso Bowie 😉
Anche secondo noi “red lights” sono i semafori. Abbiamo deciso di lasciare il più generico “luci rosse” per lasciare aperta l’interpretazione. Si comprende lo stesso.
Il brano va visto nell’insieme della straordinaria prima facciata di Low, in pratica composta da sketches musicali di breve durata, che raggiungono la perfezione in Sound and vision, non a caso scelto come singolo dell’album. Un mosaico di angosce sottili, disperate, che il genio visionario di Bowie traduce in novità musicali minimaliste che mai si erano sentite prima. Solitudine, dolore, disincanto, una gamma di emozioni sempre sul filo del rasoio, un viaggio condotto in porto con mano ferma.