Il nuovo libro di Geoff MacCormack, “Rock’n’Roll with Me”, accompagna i lettori in un viaggio attraverso la carriera di David Bowie negli anni ’70, fornendo approfondimenti unici e fotografie inedite di Bowie sia sul palco che fuori. MacCormack, uno degli amici d’infanzia di Bowie e compagno di viaggio di lunga data, condivide le sue esperienze di viaggio con l’iconico musicista e fornisce una prospettiva intima sulla sua vita. Il libro include una pletora di fotografie di Bowie, tra cui alcune inedite, che mostrano i suoi vari alter ego e documentano la sua vita “on the road“ durante i tour di Ziggy Stardust e Diamond Dogs. È finalmente stato pubblicato in edizione italiana dalla Rizzoli. E contiene, come postfazione, una mail ironica, fantasione e geniale che Bowie scrisse all’amico dopo aver letto il suo manoscritto. In essa, Bowie immagina che la loro amicizia e le loro avventure musicali siano state solo un sogno e un gioco immaginario, e che in realtà siano due persone comuni che si incontrano al pub.
di Matteo Tonolli
Nella fulgida carriera di David Bowie degli anni ’70 è piacevole perdersi. Tra labirintici sentieri discografici, diffuse collaborazioni, abbondanti esibizioni live e livelli stratificati di linguaggio sia musicale che visivo, questa uscita editoriale a firma Geoff MacCormack potrebbe potenzialmente sembrare una bussola di orientamento. O, addirittura, promettere di essere una preziosa ‘fly on the wall’ di storica memoria. Dopotutto, stiamo parlando di uno dei due amici di infanzia più fedeli e con un rapporto assai duraturo nel corso dell’umana esistenza del cantante.
MacCormack crebbe a pochissimi chilometri di distanza dall’umile residenza nel Bromley della famiglia Jones, e quindi compagno di David Robert per quanto riguardava gli studi, i boy-scout e i canti nella chiesa locale. Due ragazzini che frequentavano le medesime compagnie e gli stessi grigi ambienti, in una Londra degli anni ‘50 ancora in macerie per l’ultimo conflitto bellico mondiale. Accomunati dalle problematiche familiari (orfano di padre il primo, figlio di una donna perennemente accigliata e dolente il secondo) ma anche da una profonda passione per la nuova scena musicale, non solo rock. Eloquenti in questo senso le vivide rimembranze dell’autore sulla cameretta del giovane David, intrise di entusiasmo per i fumetti e i 78 giri di R&B e soul.
Quando il futuro idolo delle masse riuscì a ottenere il tanto agognato successo, vorrà proprio Geoff accanto a sé. A partire dai tour di Ziggy, nei lunghi viaggi transoceanici fino agli Stati Uniti e il Giappone, o sulle strade ferrate in direzione Mosca e di ritorno in Europa. Una fortuna e un privilegio averlo accompagnato per molte avventure professionali nel corso di una buona parte della prima metà degli anni ’70. Questo punto MacCormack lo chiarisce fin da subito (anche negli ‘strilli pubblicitari’ del libro): è stato un atto di generosità dell’amico. Forse perchè Geoff faticava a trovare la propria strada. Forse, più egoisticamente, per avere una spalla e una figura rassicurante al proprio fianco.
Anche se talvolta MacCormack si sentiva un pesce fuor d’acqua (ottenendo risposte seccate da Mick Jagger o riuscendo a offrire a malapena una birra a Catherine Deneuve), non se ne stava però con le mani in mano. Mentre condivideva assieme a David l’entusiasmo dei primi viaggi in America e nel resto del mondo, gli faceva da assistente e letteralmente da tuttofare: organizzava i viaggi, cantava nei cori e suonava alcune percussioni durante le esibizioni dal vivo, ballava ed eseguiva alcune coreografie abbastanza complicate nel Diamond Dogs Tour e, soprattutto, nel frattempo fotografava. È questo naturalmente l’aspetto più interessante del volume in questione, in origine per l’inglese ACC Art Books e tradotto per il mercato italiano da Rizzoli Lizard. Ben oltre il periodo 1973-1976 al quale erano dedicate le pagine e le notevoli fotografie del costoso From Station to Station (edito in tiratura limitata dalla Genesis Publications oltre quindici anni fa).
Accanto alle istantanee ufficiali e in alta definizione, tanti scatti in bassa risoluzione o addirittura polaroid, ma l’unica occasione per osservare Ziggy o gli altri alter-ego negli studi di registrazione, sui palchi, nelle stanze d’albergo, dentro le cabine di una nave o su di un treno in giro per il mondo, sul set del film di Nicholas Roeg in Nuovo Messico, in compagnia di altri musicisti, roadies, colleghi e collaboratori… Il numero di foto inedite è assolutamente ragguardevole, tra esse quella di Bowie che firma autografi dal finestrino di un treno a Roma in occasione della breve vacanza laziale del 1973 oppure quella dell’esibizione improvvisata sul Felix Dzerzhinsky, il battello sovietico salpato da Yokohama in direzione Russia.
Oltre a diverse immagini dei due amici in compagnia nei luoghi più disparati, abbiamo la possibilità di osservare le istantanee di persone, paesaggi e ambienti che l’artista Bowie incontrava nel suo peregrinare, e che possiamo supporre siano stati materia di profonda ispirazione e condizionamento, di certo significativi per un personaggio curioso e avido di esperienze quale lui era (non ultimo il viaggio transiberiano).
Per quanto riguarda la biografia scritta, non possiamo non notare il notevole lavoro di sottrazione del suo autore. Sono davvero molti gli episodi narrati, spesso curiosi, aneddotici e spassosi – Geoff mantiene alta l’attenzione infarcendo le vicende di una vivace ironia. I due avevano un rapporto davvero fraterno, cameratesco e ironico. Ma l’impressione è che ci siano state donate solo le briciole. D’altronde questo è chiarito fin da subito anche nella prefazione del pittore George Underwood, l’altro amico d’infanzia che compare di tanto in tanto come elemento fondamentale della loro triplice amicizia.
In nessun altro volume o biografia dedicati all’artista troverete la possibilità di ‘spiare’ così da vicino Bowie, rivivere alcuni significativi episodi della sua carriera e del suo privato. Dobbiamo ringraziare proprio MacCormack se David indossò una vestaglia di Mr. Fish sulla copertina di The Man Who Sold The World, oppure per i cori di Golden Years. Eppure, nonostante questo prezioso punto di vista, si ha spesso l’impressione che gli eventi più ragguardevoli e i dettagli più succulenti siano accaduti nella stanza accanto, appena al di là dello sguardo e della prospettiva dell’amico. Naturalmente si accennano a generosi incontri con l’altro sesso e all’assunzione di sostanze affatto legali, ma tutto viene volutamente lasciato ai margini, senz’altro per doveroso rispetto, discrezione ed eleganza narrativa, ma occasionalmente per mancanza di lucidità o interesse (in molte vicende Geoff c’era, ma impegnato in altro). Mai approfondito il rapporto la prima moglie Angela Barnett e non citata la figlia Alexandria, solo accennate le beghe legali con la MainMan di Tony Defries, mentre in qualche modo il loro rapporto d’amicizia culmina artisticamente con la fortuita scrittura di Rock’N’Roll With Me, il brano che da il titolo a questo libro.
Soprattutto dopo il 1976 le vicende biografiche dei due amici prendono il sopravvento una sull’altra, colmando il non detto e il non dicibile. Per alcuni sarà assolutamente trascurabile la carriera discografica virata ai jingle pubblicitari e agli accompagnamenti sonori televisivi di MacCormack, ma per i più curiosi risulteranno assai rilevanti le sue testimonianze in occasione del matrimonio fiorentino con Iman, gli incontri a Londra, Montreux e New York negli anni ‘90 o quelli durante il ritiro mediatico.
E poi, proprio alla fine del volume, un piccolo coup de théâtre. Se poche pagine prima ci si commuove leggendo i saluti di David sottesi tra le righe delle ultime frasi scritte al computer prima della propria morte e il ringraziamento liberatorio di Geoff affidato all’uscita editoriale, ecco che Bowie ci sorprende ancora una volta con un atto imprevedibile. Nell’ultima pagina viene presentata la trascrizione di una sua mail tanto ironica e fantasiosa quanto narrativamente geniale. Nel commento al bozzetto del manoscritto dell’amico l’ipotesi che tutto sia stato un sogno e un’illusione, un gioco immaginario ed effimero portato avanti forse oltre il tempo massimo, ma sul quale è ancora divertente ricamare nuovi dettagli (che sono invece rivelazioni per noi). Una realtà alternativa totalmente impossibile per un dentista e un meccanico che poche ore più tardi si potrebbero fare due pinte di birra nel pub sotto casa.
LA POSTFAZIONE DI BOWIE
Vi riportiamo qui sotto la trascrizione della postfazione, per chi fosse troppo curioso e non riuscisse ad aspettare la propria copia del libro. Basterà cliccare sul pulsante qui sotto.
LEGGI LA POSTFAZIONE
Oh Geoff,
Che idea geniale! Mi fa rabbia non averci pensato io… Prendere due come noi e inventarsi tutti questi viaggi insieme: in America, in Giappone e – questa poi, tra tutti i posti che potevi scegliere – addirittura in Russia, c***o! Io nei panni di una rock star e tu in quelli della mia spalla, il corista spensierato… E ci hai pure scritto un libro. Fantastico! Pensi che riuscirai davvero a pubblicare ‘sta roba?
Se vuoi, posso darti una mano. Ormai me la cavo con quel programma lì, Photoshop, posso ritoccare qualche foto per renderla più credibile. In teoria, potrei fare un giro nell’ufficio sul retro e occuparmene anche subito, tanto al momento qui in officina abbiamo un sacco di tempo libero. Il boss sta demolendo il vecchio reparto macchine per rifare un hangar mansardato. Di per sé non è una cattiva idea, ma personalmente non credo proprio che il sistema antisifone sia la soluzione più adatta per resistere alle intemperie. Ma lo sai com’è fatto Carl, tutto fumo e niente arrosto, e poi i soldi sono suoi, perché dovrei metterci il becco? Io qui ci lavoro soltanto. (A proposito, la scorsa settimana ho fatto un gran bel lavoro sulla piccola Fiat Spider del ’79. Giusto un po’ di ruggine sulle cerniere del cofano e il piantone dello sterzo da buttare, perché si bloccava ogni volta che svoltavi a destra, ma alla fine sono rimasto proprio soddisfatto. L’ho guidata prima che arrivasse il proprietario. Molto piacevole.)
Spero non ti dispiaccia, ma ti segnalo qui di seguito le cose che modificherei. Mi conosci, non so mettere due parole in fila (la parte in cui dici che scrivevo canzoni mi ha fatto morire dal ridere!), ma mi sono venute un paio di idee. Forse dovresti far credere che ci è sempre piaciuta la musica. Che ne so, dire che a nove anni cantavamo “I’m Not a Juvenile Delinquent” di Frankie Lymon and The Teenagers all’angolo di Cambridge Road. A me sembra realistico, no? In fondo hai una bella voce, non è che stiamo esagerando con la storia. E se dicessi che lo stilista Kansai non aveva un figlio ma una figlia di nome Emma? E che quando Emma aveva solo quattro anni portò mio figlio in giro per un negozio per bambini chiamato KiddiWorld senza la supervisione di un adulto? Tanto Tokyo è una città a misura di bambino, no? O è troppo inverosimile?
A un certo punto parli di quel ballerino, Nureyev. Possiamo dire che una volta andai a vederlo a teatro – tieniti forte – Cliff Richard e gli rubai un paio dei passi visti in scena (semplici ma di grande effetto) per le coreografie di Diamond Dogs. Anzi no, meglio dire che ero con Mick Jagger, così possiamo aggiungere che io e Jagger in seguito litigammo scherzosamente su chi si fosse inventato quella mossetta. Come se fossimo stati in competizione. Ti piace? Comunque non insistiamo troppo sulla faccenda del balletto, non vorrei che i miei colleghi in officina si facessero strane idee…
La parte in cui dici di aver guidato un Winnebago mi pare proprio una forzatura. Sei un inglesino minuto. Non ci crederà nessuno. Infine, parliamo della scena del nostro ritorno dalla Russia, con i fan, quei cosiddetti glam rocker sporchi e trasandati, che ci attendono alla stazione di Berlino. Ecco, secondo me sarebbe più toccante se inizialmente avessero un’espressione delusa, per poi esplodere in sorrisi quando il rappresentante dell’etichetta discografica gli mostra esattamente da dove siamo arrivati, visto che la maggior parte delle famiglie di questi ragazzi è bloccata a Est.
Be’, Geoff, è un gran bel libretto, pieno di affetto e buonumore. Sarebbe fantastico se quei bei tempi andati di cui parli fossero realmente esistiti. Bello sognare, eh? Se fare il dentista iniziasse ad annoiarti, scommetto che potresti riciclarti come scrittore. Comunque, se questo week end riesci a staccarti dalla tua signora, sappi che venerdì sera prenderò “in prestito” dall’officina un bolide Yankee super veloce. Una Lincoln Continental dei primi anni Settanta, una favola. Che ne dici di farci un paio di birre all’Angel di Henley-on-Thames? Sarebbe figo.
Stammi bene,
David Jones
2007
GALLERIA
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