Informazioni
Data di Uscita
30 novembre 2018
Registrazione
Pilton, Somerset – 25 giugno 2000
Produzione
Nigel Reeve, Aisha Cohen
Recensione
Uno dei suoi concerti più celebri degli ultimi anni di carriera di Bowie è stato quello tenuto al Festival di Glastonbury nel 2000. Il nuovo box live “Glastonbury 2000” offre ai fan di Bowie l’opportunità di rivivere quel momento epico.
È la prima vera chicca che viene pubblicata dalla sua scomparsa poiché gran parte del concerto è inedito. La BBC aveva infatti ottenuto da Bowie l’autorizzazione a riprendere e mandare in onda solo la prima mezz’ora di concerto per poi tornare in diretta durante i bis. E così fu. Sebbene siano circolate decine di registrazioni pirata anche abbastanza buone del concerto, non c’erano ovviamente riprese professionali video. Fortuna volle che la BBC, sebbene non più in diretta, continuò a registrare tutto. Ed è questo il motivo per il quale oggi possiamo godere per la prima volta delle due ore abbondanti di concerto che Bowie regalò alle oltre 120.000 persone accorse al Glastonbury Festival quel 26 giugno del 2000.
Erano anni particolari per Bowie. Aveva mantenuto fede alla promessa fatta di non portare più in tour i suoi successi; il Sound + Vision del 1990 fu l’ultimo tour mondiale di greatest hits. I tour degli anni ’90 si concentrarono sulla sperimentazione e sul nuovo materiale. Pochi furono i brani di catalogo inseriti in scaletta e, quei pochi, furono completamente arrangiati.
Il XXI secolo inizia con la notizia più bella per Bowie: l’attesa di una figlia. Alexandria sarebbe nata ad agosto, due mesi dopo.
È un Bowie che finalmente fa pace con il suo vecchio catalogo e con la sua storia. Riesce di nuovo a provare piacere nell’esecuzione di brani con i quali, usando le sue parole, era arrivato ad avere “troppa familiarità”.
Accetta quindi l’invito a chiudere il festival di Glastonbury e non resiste alla tentazione di autocitarsi: il look che sfoggia quella sera e negli spettacoli di New York che lo precedono sono un chiaro richiamo al 1971. Ventinove anni prima del 26 Giugno 2000, infatti, David Bowie partecipò alla seconda edizione del festival. Era allora ancora uno sconosciuto capellone che cercava di far tesoro del grande successo avuto con Space Oddity due anni prima.
E proprio in quel periodo, nel 1971, aveva appena finito di scrivere un pezzo come Life on Mars?. Lo racconta lui, introducendo il brano che in quei ventinove anni che separano i suoi due Glastonbury ha viaggiato il globo, è entrata in tutte le case, è diventata colonna sonora di tutta l’umanità senza distinzione di lingue.
La scaletta di questo Bowie Glastonbury 2000, lo sappiamo, contiene tutti i suoi più grandi successi. Peccato che il tempo a disposizione lo abbia costretto a eliminare brani come Always Crashing in the Same Car, Golden Years, This is not America, The London Boys, The Jean Genie.
Brani che aveva eseguito, appena dieci giorni prima, nei due show di al Roseland Ballroom di New York. Uno dei due spettacoli era riservato agli iscritti al suo sito, i Bowienetters.
Il look sfoggiato a questo Glastonbury, lo ammettiamo, è uno di quelli che preferiamo meno. La classe non si discute, e neanche i 53 anni portati così bene da far invidia a noi comuni mortali. Semplicemente, al netto dell’omaggio al suo passato, i capelli con la permanente e l’abito di Alexander McQueen sembrano un po’ troppo pomposi. Soprattutto considerando che, appena tre anni prima, girava il mondo con l’Earthling Tour e tutt’altro look.
L’esibizione parte con l’inaspettata Wild is the Wind, tanto per mettere subito in chiaro che si tratta di Bowie e nulla è scontato. Ci mette un po’ per ingranare la marcia: reduce da una laringite, visibilmente emozionato, i primi brani risultano freddi ma di gran classe. Parliamo del Duca Bianco: potremmo dire algidi.
Ma basta poco e, tra introduzioni, ammiccamenti e sorrisi, lo charme di Bowie conquista il pubblico in pochissimo tempo. La resa è ottima per quasi tutti i brani, con una menzione speciale per Station to Station, Let’s Dance e Life on Mars?. Absolute Beginners è l’unico brano riuscito davvero male: brutto l’arrangiamento, brutta l’interpretazione, brutti i cori.
E se di difetti dobbiamo parlare, questi non sono imputabili a Bowie: le due coriste in questo spettacolo fanno spesso danni, forse perché troppe alte nel missaggio. Al contrario, è quasi inesistente la voce di Gail Ann Dorsey.
Un peccato che il DVD di questo Bowie Glastonbury 2000 non contenga alcun contenuto extra, ma possiamo accontentarci. Non ci fece impazzire all’epoca, ma questo concerto è una bella testimonianza di un Bowie per una volta “classico”. La qualità audio dei due CD è ottima: ben bilanciata e piena. Quella del DVD molto buona, anche se non in alta definizione.
Bella la grafica essenziale, colorata e raffinata a opera di Jonathan Barnbrook, già autore di quella degli album Heathen, The Next Day e ★ (Blackstar). A pensarci bene, è la prima volta che si cimenta con i colori. Il booklet contiene le pagine di diario pubblicate da David all’epoca e, soprattutto, uno splendido pezzo a cura di Caitlin Moran che recensì all’epoca la performance per le colonne del Times. Ci hanno colpito molto alcune sue parole, che troviamo dolorosamente vere:
“O mio Dio, vi mancherà quando non ci sarà più! Vi mancherà così tanto che vi sembrerà che metà della luce se ne sia andata per non tornare più. Poiché, prima di quanto possiate immaginare, imparerete che le linee elettriche principali possono essere tagliate, e le colline spianate, e che l’erba può scomparire da sotto i vostri piedi. Avrete imparato la vostra lezione. Saprete a quel punto che anche la cosa più inarrestabile del mondo può essere … Arrestata; perché l’universo non fa eccezioni e può prendersi anche un uomo che sa flirtare con 120.000 persone contemporaneamente, mentre canta Life on Mars? che è una canzone che ha scritto lui e che, dovete sempre ricordare, è una cosa straordinaria da fare per un essere umano. Non darete mai più David Bowie a Glastonbury, nel 2000, per scontato“.
Speriamo che questo splendido cofanetto sia il preludio di tante altre pubblicazioni. E godetevelo così: sorridente, sereno, entusiasta, pieno di vita e gioia di vivere. Quasi papà. Un semidio.
Perché non c’è più nulla di Bowie, ora, che possiamo dare per scontato.
di Daniele Federici
Musicisti
David Bowie
(voce, chitarra acustica, armonica)
Earl Slick
(chitarra)
Mark Plati
(chitarra ritmica, chitarra acustica, basso, cori)
Mike Garson
(tastiere, pianoforte)
Gail Ann Dorsey
(basso, chitarra ritmica, clarinetto, voce)
Sterling Campbell
(batteria, percussioni)
Holly Palmer
(percussioni, voce)
Emm Gryner
(tastiere, clarinetto, voce)
CREDITI
Hayley Madden
(foto di copertina e interne)
Jon Super
(foto retro e copertina DVD)
Mark Adams
(foto addizionali booklet)
Barnbrook
(design e artwork)
Caitlin Moran, David Bowie
(note del booklet)
Mike Walter
(ingegnere del suono)
Nigel Reeve e Ray Staff
(mastering audio)
Brian Gardner
(mastering)
Janet Fraser Crook
(regia DVD)
Perry Bellisario
(post produzione)