Welcome to the Blackout (2018)

David Bowie Welcome to the Blackout live '78
01Warszawa6:27
02“Heroes”7:34
03What in the World4:07
04Be My Wife2:53
05The Jean Genie6:34
06Blackout3:43
07Sense of Doubt3:40
08Speed of Life2:37
09Sound and Vision3:12
10Breaking Glass3:31
11Fame3:52
12Beauty and the Beast4:58
01Five Years6:09
02Soul Love2:52
03Star2:30
04Hang On To Yourself2:40
05Ziggy Stardust3:25
06Suffragette City4:02
07Art Decade3:08
08Alabama Song3:59
09Station to Station11:10
10TVC154:18
11Stay6:59
12Rebel Rebel3:53

Tutti i brani sono composti da David Bowie tranne “Heroes”, Moss Garden, Neukoln scritti da David Bowie e Brian Eno e The Secret Life of Arabia, scritto da David Bowie, Brian Eno e Carlos Alomar.

Informazioni

Data di Uscita
21 Aprile 2018

Registrazione
Earls Court, Londra – 30 Giugno e 1 luglio 1978

Produzione
David Bowie

Recensione

Welcome to the Blackout – Live in London ’78 “è una pubblicazione postuma originariamente uscita esclusivamente in vinile per il Record Store Day, come il precedente Cracked Actor – Live in Los Angeles ’74, per poi trovare una appropriata uscita anche in CD. 

Parte però svantaggiato rispetto a “Cracked Actor – Live in Los Angeles ’74“: quest’ultimo infatti era la testimonianza della trasformazione del Diamond Dogs Tour nel Philly Dogs Tour. C’era un sostanziale cambio di scaletta, di band ma soprattutto di arrangiamenti: talmente stravolti da potersi a tutti gli effetti considerare un altro tour.

Cosa può mai aggiungere, invece, questa pubblicazione alla testimonianza live ufficiale del ’78 immortalata su Stage? La scaletta è praticamente identica se confrontata alle ultime ristampe di “Stage (che hanno guadagnato, negli anni, almeno cinque pezzi inediti rispetto alla prima pubblicazione). Quest’ultimo un disco particolarmente freddo, preciso, algido per essere un live. C’è un senso di trattenuto, in “Stage“, che sfocia in tensione e cupezza, anche nei brani più leggeri. Difficile che questa non sia stata una scelta intenzionale: il disco che avrebbe dovuto immortalare la tenuta live del periodo berlinese e le sue atmosfere cupe e brumose doveva risultare quanto più impersonale possibile. Un disco dal vivo astratto. Un’opera dissezionata, algida e granitica. Un altro tipo di live.

Si è sempre incolpato il missaggio di Tony Visconti che tagliò quasi totalmente il pubblico rendendo il disco molto meno “live”. Intere frequenze di strumenti sparirono insieme al pubblico; il suono risultò impastato e confuso. La dinamica quasi assente. A snaturare ancora di più la natura “live” di “Stage“, concorse anche la scelta di stravolgere l’ordine delle canzoni. Insomma, “Stage” non è il live che ti aspetteresti. In un certo qual modo, però, l’album probabilmente perfetto per una rappresentazione più astratta del periodo. 

Vero è anche che, a quei difetti, si è posto poi parziale rimedio durante gli anni con vari interventi.

E allora, tornando alla domanda iniziale, cosa mai potrà aggiungere Welcome to the Blackout, a testimonianza del tour Isolar 2, che Stage non ha già detto?

Tutto. Perché lontano chilometri dalle algide esecuzioni immortalate su “Stage“, dal suo suono impastato, dal Bowie quasi etereo nelle sue manifestazioni canore. “Stage” è stato registrato quando il tour era iniziato da appena un mese. Le due date da cui è tratto questo “Welcome to the Blackout” ne rappresentano invece la conclusione. Il gruppo è più affiatato e disinibito. Bowie è istrione, a suo agio, vivace: scherza, si lancia a volte in alcuni cambi melodici, si diverte visibilmente. Il missaggio, originariamente opera di Bowie e David Richards, è vibrante e pieno di energia. Gli strumenti ben distinti e finalmente, cosa che su “Stage avviene a fatica, si sentono bene le due chitarre. Pare anche che il riverbero sulla voce sia molto meno e che si abbiano delle tastiere molto più presenti in mix. Ne guadagna la dinamicità, la spazialità ma soprattutto il coinvolgimento.

Il disco contiene poi, rispetto all’ultima edizione di “Stage“, una bella versione di Rebel Rebel e l’unica esecuzione live di Sound and Vision.

Il  digipack, a folder apribile, contiene anche un piccolo poster riproduzione di quello dell’epoca. 

I due concerti da cui è tratto questo disco dal vivo sono quelli del 30 Giugno e del 1 Luglio 1978. Se abbiamo questa testimonianza live con questa qualità audio un  motivo c’è: i due concerti furono filmati dal regista David Hemmings per un film che non uscì mai. E’ questo il motivo per cui Tony Visconti fu chiamato a registrarne l’audio ed è il motivo per il quale nel gennaio 1979 David Bowie e David Richards si ritrovarono ai Mountain Studio di Montreaux per selezionare i brani e missarli. “Stage” era uscito da appena tre mesi.

Queste date rappresentavano, lo abbiamo detto, la fine del tour europeo. E’ chiaro come l’atmosfera abbia galvanizzato tutti sul palco.

Abbiamo una portentosa versione di Station to Station che, se su Stage arrivava a nove minuti, qui si allunga fino a undici. The Jean Genie è assolutamente incredibile: l’interpretazione di Bowie  straordinaria e coinvolgente e il gioco di chitarre davvero micidiale. Rendono pallida la versione apparsa come traccia bonus su “Stage“. Blackout (che Bowie introduce con quel “welcome to the blackout” che dà il titolo all’album) è frenetica e disperata, il cantato più coinvolgente e inquietante. “Heroes” nella sua versione live è forse qui al massimo della bellezza: inarrivabile. TVC15 è molto più divertente: anche gli interventi vocali sono nitidi. In generale, quasi tutti i brani ne guadagnano anche negli arrangiamenti: l’esperienza delle date già fatte ha fatto comprendere a Bowie e alla band quali canzoni rallentare, quali velocizzare, dove aggiungere chitarra e dove tastiera.

Insomma, se si vuole comprendere appieno come fosse un concerto del tour del ’78, questo live vi ci porterà: è l’altra faccia della moneta di “Stage“, dinamico e pieno di energia.

Vale quindi la pena? La risposta è: non ne potrete più fare a meno.

di Daniele Federici

Musicisti

David Bowie
(voce, chamberlain)
Adrian Belew
(chitarra solista, cori)
Carlos Alomar
(chitarra ritmica, cori, direzione musicale)
George Murray
(basso, cori)
Dennis Davis
(batteria, percussioni)
Roger Powell
(sintetizzatori, tastiere, Moog Taurus Bass Pedals, cori)
Sean Mayes
(pianoforte, ARP String Ensemble, cori)
Simon House
(violino elettrico)

CREDITI
Sukita
(foto di copertina)
Chris Walter
(foto interne)
George Rose
(foto poster interno)
David Bowie e David Richards
(missaggio)
Tony Visconti
(Registrazione)
Jeremy Allom
(Tecnico di registrazione)
Ken Capper
(Tecnico di registrazione)

David Bowie Cracked Actor Live in Los Angeles '74

ALBUM PRECEDENTE

Cracked Actor (2018)
David Bowie Glastonbury 200 box

ALBUM SUCCESSIVO

Glastonbury 2000 (2018)

Autore

  • DBI Crew PIC Profile 2

    La Crew al timone di David Bowie Italia | Velvet Goldmine è formata da Daniele Federici e Paola Pieraccini. Daniele Federici è organizzatore di eventi scientifici ed è stato critico musicale per varie testate, tra cui JAM!. È autore di un libro su Lou Reed del quale ha tradotto tutte le canzoni. Paola Pieraccini, imprenditrice fiorentina, è presente su VG fin dall'inizio e lo segue dagli anni '70. Entrambi hanno avuto modo di incontrare Bowie come rappresentanti del sito.

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