David Bowie at Kit Kat Klub (Live New York 99) esce il 2 Aprile

0
David-Bowie-at-the-kit-kat-klub-live-new-york-99-testata

Uscirà il 2 Aprile ma con pre-ordine da questo venerdì 19 Marzo il nuovo live David Bowie at Kit Kat Club (live New York 99).

Come previsto, il sesto e ultimo capitolo della serie di live anni ’90 Brilliant Live Adventures sarà David Bowie at Kit Kat Klub (Live New York 99). La serie infatti prevedeva due live dell’Outside Tour (Ouvrez Le Chien (Live Dallas 95) e No Trendy Réchauffé (Live Birmingham 95)), due dell’Earthling Tour (LiveAndWell.com e Look at the Moon! (Live Phoenix Festival 97) e naturalmente due dal minitour in promozione di Hours … (Something in the Air (Live Paris 99) e quest’ultimo).

David-Bowie-at-the-kit-kat-klub-live-new-york-99-3

Insieme a David Bowie at Kit Kat Klub (Live New York 99) il sito ufficiale dovrebbe rimettere in vendita anche i cofanetti in edizione limitata che ospitano le collezioni complete in vinile o CD, esauriti dopo pochi minuti con la prima uscita. Sempre che siate stati abbastanza fortunati da essere riusciti ad acquistare tutte le uscite. Ogni pubblicazione della serie Brilliant Live Adventures si è infatti trasformata in una odissea per i fan. Un vero e proprio click day con le copie esaurite in pochi minuti.

Sia l’album sia i cofanetti in edizione limitata che ospitano le collezioni complete in vinile o CD saranno disponibili solo attraverso il negozio ufficiale di David Bowie e il negozio Dig! della Warner Music Group, come le altre.

David Bowie at Kit Kat Klub (Live New York 99) è stato registrato il 19 Novembre 1999 presso il Kit Kat Klub, un piccolo club newyorchese. Era un evento speciale: Bowie si esibì infatti di fronte ad un pubblico appositamente invitato composta di fan e vincitori di concorsi. Erano ovviamente presenti amici e star, tra cui Tony Visconti e Lou Reed. Lo spettacolo fu registrato e filmato per un webcast il mese successivo tramite Liveonline.net. E’ stata una delle primissime trasmissioni di un concerto in live streaming sul web. Come le altre pubblicazioni di Brilliant Live Adventures, anche il concerto del Kit Kat Klub è stato per anni un apprezzatissimo bootleg proveniente probabilmente dal CD promozionale ufficiale.

David-Bowie-at-the-kit-kat-klub-live-new-york-99-2

Il CD e il doppio LP di David Bowie at Kit Kat Klub (Live New York 99) contiene 12 tracce, come originariamente previsto. Confrontandolo con la scaletta, mancano quindi cinque brani che ci saremmo aspettati che fossero inclusi in questa edizione. Invece di pubblicare ufficialmente e fedelmente un bootleg già di ottima qualità che gira da vent’anni, non sarebbe stato il caso di includere tutte e 17 le tracce eseguite e registrate quella sera? Uno delle tante cose incomprensibili che hanno rovinato ai fan il gusto di queste uscite.

Prenotabile da venerdì 19 Marzo

Ricordiamo che i live della serie Brilliant Live Adventures sono a tiratura limitata e unica: non dovrebbero venire ristampati. E sono acquistabili esclusivamente tramite il negozio ufficiale di David Bowie e il negozio Dig! della Warner Music Group. Se volete acquistarlo, soprattutto se lo desiderate in vinile, vi consigliamo di collegarmi il 19 Marzo intorno alle ore 17, quando dovrebbe essere messo in vendita.

TRACKLIST

La tracklist del live è composta dalle dodici tracce già pubblicate sui vari bootleg. Resta quindi una testimonianza non completa della serata, poiché mancano i seguenti brani: Drive In Saturday, Cracked Actor, Ashes to Ashes, Repetition, Rebel Rebel.

CD 1
  1. Life On Mars?
  2. Thursday’s Child
  3. Something In The Air
  4. China Girl
  5. Can’t Help Thinking About Me
  6. Always Crashing In The Same Car
  7. Survive
  8. Stay
  9. Seven
  10. Changes
  11. The Pretty Things Are Going To Hell
  12. I’m Afraid Of Americans

Lato 1

  1. Life On Mars?
  2. Thursday’s Child
  3. Something In The Air

Lato 2

  1. China Girl
  2. Can’t Help Thinking About Me
  3. Always Crashing In The Same Car

Lato 3

  1. Survive
  2. Stay
  3. Seven

Lato 4

  1. Changes
  2. The Pretty Things Are Going To Hell
  3. I’m Afraid Of Americans

MUSICISTI

David Bowie at Kit Kat Klub (Live New York 99) è prodotto da David Bowie e missato da Mark Plati. Di seguito i musicisti.

  • David Bowie – voce e chitarra
  • Page Hamilton – chitarra
  • Gail Ann Dorsey – basso e voci
  • Mark Plati – chitarra
  • Sterling Campbell – batteria
  • Mike Garson – piano, tastiere, sintetizzatori
  • Emm Gryner e Holly Palmer – cori

ACQUISTO

Il nuovo live David Bowie at Kit Kat Klub (Live New York 99) è acquistabile a partire dalle ore 16 inglesi (ore 17 italiane) del 19 Marzo esclusivamente tramite gli store ufficiali online e sarà spedito a partire dalla data di uscita ufficiale, il 2 Aprile.

LOGO dig 1
Logo Rhino
Logo Bowie Store

Something in the Air (live Paris 99) dal 12 marzo

1
David Bowie Something in the air live paris 99 2

Sarà Something in the Air (Live Paris 99) il quinto titolo della serie di sei album dal vivo tratti da varie esibizioni di Bowie degli anni ’90 Brilliant Live Adventures, in uscita il 12 Marzo e prenotatile a partire da questo venerdì 26 Febbraio.

Cover Something in the air live paris 99 david bowie

Stampato su CD e doppio vinile, Something in the Air (Live Paris 99) era una pubblicazione prevedibile; le 15 tracce che compongono l’album erano infatti uscite in edizione digitale lo scorso agosto su tutte le più note piattaforme di live streaming. Il concerto di Parigi del ’99 si tenne nello stesso giorno in cui Bowie fu insignito della Commandeurs of the Ordre des Arts et des Lettres, la più alta onorificenza artistica che la Francia può conferire.

Something in the Air (Live Paris 99) immortala l’esibizione all’Elysée Montmartre di Parigi del 14 ottobre 1999, durante il mini-tour promozionale di ‘hours…’ composto da sole otto date che toccavano alcune delle principali città in Europa e Stati Uniti. Fu inaspettatamente inclusa anche l’Italia con la famosa data all’ Alcatraz di Milano tanto cara ai Velvetgoldminers.

Per questi concerti intimi e speciali Bowie rispolverò il catalogo rendendo queste performance particolarmente memorabili. Tra le chicche ci sono Can’t Help Thinking About Me, pubblicata per la prima volta nel 1966 e non eseguita dal vivo da oltre 30 anni, Word On A Wing da Station To Station eseguita dopo 23 anni di assenza, Drive-In Saturday eseguita per la prima volta dal 1974, e il brano Something In The Air dal nuovo album, qui nella sua prima esecuzione dal vivo.

David Bowie Something in the air live paris 99 3
(Photo by CHARRIAU/Gamma-Rapho via Getty Images)

Prenotabile da venerdì 26 febbraio

Ricordiamo che i live della serie Brilliant Live Adventures sono a tiratura limitata e unica: non dovrebbero venire ristampati. E sono acquistabili esclusivamente tramite il negozio ufficiale di David Bowie e il negozio Dig! della Warner Music Group. Non ripeteremo tutte le critiche alla gestione di questa operazione che ha scontentato i fan soprattutto per la difficoltà di acquisto, o gli strani “tutto esaurito” a pochi minuti dalla messa in vendita. Se volete acquistarlo, soprattutto se lo desiderate in vinile, vi consigliamo di collegarmi il 26 Febbraio non appena saranno messi in vendita.

SOMETHING IN THE AIR (LIVE PARIS 99) TRACKLIST

CD 1
  1. Life On Mars?
  2. Thursday’s Child
  3. Something In The Air
  4. Word On A Wing
  5. Can’t Help Thinking About Me
  6. China Girl
  7. Always Crashing In The Same Car
  8. Survive
  9. Drive-in Saturday
  10. Changes
  11. Seven
  12. Repetition
  13. I Can’t Read
  14. The Pretty Things Are Going To Hell
  15. Rebel Rebel

Lato 1

  1. Life On Mars?
  2. Thursday’s Child
  3. Something In The Air

Lato 2

  1. Word On A Wing
  2. Can’t Help Thinking About Me
  3. China Girl
  4. Always Crashing In The Same Car

Lato 3

  1. Survive
  2. Drive-In Saturday
  3. Changes
  4. Seven

Lato 4

  1. Repetition
  2. I Can’t Read
  3. The Pretty Things Are Going to Hell
  4. Rebel Rebel

MUSICISTI

  • David Bowie – voce e chitarra
  • Page Hamilton – chitarra
  • Gail Ann Dorsey – basso e voci
  • Mark Plati – chitarra
  • Sterling Campbell – batteria
  • Mike Garson – piano, tastiere, sintetizzatori
  • Emm Gryner e Holly Palmer – cori

ASCOLTO SU SPOTIFY

Come detto, l’edizione digitale di Something In The Air (Live Paris 99) è uscita in formato digitale lo scorso 14 agosto su Spotify, Itunes Music, Amazon Music e Youtube Music. Potete ascoltarlo qui sotto.

ACQUISTO

Il nuovo live Something In The Air (Live Paris 99) è acquistabile a partire dal 26 Febbraio esclusivamente tramite gli store ufficiali online.

LOGO dig 1
Logo Rhino
Logo Bowie Store

“Il book club di David Bowie”: la nostra opinione sul libro

0
Book-Club-di-David-Bowie-O'Connell-Libro-recensione-Blackie-testata

Uscito lo scorso ottobre per la Blackie Edizioni, “Il Book Club di David Bowie” (sottotitolo: i 100 libri che hanno cambiato la vita di una leggenda) è la traduzione italiana del libro di John O’Connell del 2019. Il volume di 304 pagine parte dalla lista che David Bowie rese nota in occasione della mostra “David Bowie Is” in cui elencava i 100 libri che lo avevano influenzato di più. L’idea di trovare un fil rouge, un legame tra ciascun libro e tracce della sua influenza sull’opera di Bowie è affascinante. Riuscire nell’impresa è tutt’altra cosa. Ecco la nostra opinione.

Book Club di David Bowie O'Connell Libro recensione Blackie 3
L’edizione americana

Il book club di David Bowie dell’inglese John O’Connell, pubblicato in Italia alla fine del 2020, a qualche anno dall’uscita in lingua inglese, è l’ennesimo libro su Bowie che l’editoria sforna dalla scomparsa dell’artista inglese; molti editori, anche italiani, si sono fatti carico di questa missione, evidentemente imperdibile.

John O’Connell,è stato Senior Editor a Time Out e ha scritto di musica per The Face. Oggi è un giornalista freelance e scrive per The Times e The Guardian. Ha intervistato David Bowie a New York nel 2002. In questo libro percorre, a modo suo, l’elenco dei libri che Bowie aveva reso noto nel 2013, in concomitanza alla personale a lui dedicata al Victoria & Albert Museum di Londra: opere che lo avevano influenzato, che gli erano piaciute o, in qualche modo, presenti all’interno della propria produzione. O’Connell ci racconta, per ciascun libro, la sinossi e qualche aneddoto e suppone qualche legame con i suoi lavori.

Non ripercorreremo, in questa sede, l’elenco completo dei libri. Li trovate in molti articoli usciti anche sulla stampa nazionale.

un libro da leggere senza impegno

Quello che dovremmo fare è comprendere le ragioni della lista e capire se l’obiettivo del libro è stato raggiunto. Parliamo in questo caso, quindi, dell’originale: dell’edizione italiana pubblicata dalla Blackie edizioni possiamo intanto essere grati di averla tradotta.

La risposta alla domanda di cui sopra è, purtroppo, no. O comunque solo in parte.

Il book club di David Bowie stenta a centrare il proprio obiettivo e anzi rischia di essere un coffee table book, uno di quei libri lasciati sul tavolo di una caffetteria e da cui leggere in modo distratto alcune pagine a caso, con la non tanto celata conclusione “quanto era colto e preparato il mio Bowie”.

Se possiamo usare una metafora, un lavoro che tende a mostrare i muscoli culturali di Bowie, ma manca di farci intendere quali pesi sia stato in grado di sollevare. Una lettura che mira ad essere leggera, veloce e forse a volte inciampa per frettolosità in qualche strano dettaglio (abbiamo cercato ovunque le prestazioni canore di Yukio Mishima senza esito, ma non si finisce mai di imparare e continuiamo la ricerca).

IL DNA DI BOWIE

Il book club di David Bowie, a nostro avviso, non riesce a rispondere ad alcune domande. La più banale resta: “come mai Bowie ha diffuso quella lista?”, meglio ancora “come mai nessun altro artista ha reso noto il proprio elenco libri in maniera così determinante?”.  A parte le presunte o dichiarate citazioni in brani e album, il libro non riesce a farci capire in quale modo Bowie ha messo insieme e mescolato questo background di letture, affiancate tra l’altro da tanti altri media (cinema, danza, teatro).

Book Club di David Bowie O'Connell Libro recensione Blackie 3
La prima edizione inglese

Ci sembra evidente che ogni gesto comunicativo di David Bowie sia sempre stato significato artistico. La diffusione di questa lista appartiene molto probabilmente a un preciso progetto di profilazione – in cui Bowie mostra il proprio DNA culturale, per quello che voleva fare percepire – nascondendo anche lavori scomodi o non utili a questo scopo: Aleister Crowley (con riferimento ad esempio a Station to Station o a Quicksand), per citare il più evidente. Ma anche la biografia di Buster Keaton scritta da Rudi Blesh (tanto riverito da essere egregiamente parodiato nel video di Miracle Goodnight), con la quale si fece lungamente fotografare da Steve Schapiro nel 1976. O ancora: The Immortal di Walter Ross, ai suoi piedi in alcuni scatti fatti da Terry O’Neil per realizzare la copertina di Diamond Dogs, storia e  scomparsa di un idolo del cinema delle teenager americane dell’immediato dopoguerra in odore di divinità con un passato tutto da scoprire e non propriamente eterodosso (caso strano una delle tante edizioni di quel libro ebbe sulla cover un disegno di Andy Warhol).

L’edizione italiana

Book Club di David Bowie O'Connell Libro recensione Blackie 3
L’edizione Italiana

L’edizione italiana, essendo una traduzione, non può che ereditare le critiche che abbiamo ritenuto di fare al libro di O’Connell.

Ma dobbiamo aggiungere quello che, a nostro parere, è un ulteriore difetto: essere appunto una mera traduzione. Se quella italiana voleva comunque essere una serie di consigli di lettura, era auspicabile una cura redazionale un po’ più robusta, a sostegno di una ricerca nelle librerie o nelle biblioteche più precisa indicando edizioni e titoli delle versioni italiane e non di quelle estere.

Come diceva Riccardo Piaggio in un pezzo pubblicato sul Sole24Ore nella settimana della scomparsa di David Bowie [citiamo alcuni passaggi]: “Bowie è stato uno straordinario performer cross-disciplinare… qualcosa di vicino all’utopia ottocentesca dell’Opera d’arte totale, quindi dell’arte politica nell’unico senso che questa parola attraversa senza agitare compromessi”.

Di certo un artista per il quale la cultura non era un fatto nozionistico.

VIDEO INTERVISTA ALL’AUTORE

La Blackie Edizioni, la casa editrice che ha curato la traduzione italiana di Il book club di David Bowie, ha pubblicato questa video intervista di Carlotta Vagnoli (attivista, autrice e “sex columnist” fiorentina) all’autore John O’Connell. Per chi fosse interessato, ve la riportiamo di seguito.

ACQUISTO

“Look at the Moon!” dal 12 febbraio il nuovo live di Bowie

0
David-Bowie-Look-at-the-moon-live-in-Phonenix-97-testata

Il quarto dei sei live della serie “Brilliant Live Adventures” uscirà il 12 Febbraio con il titolo “Look at the Moon! (Live Phoenix Festival 97)” e sarà un’altra testimonianza del tour di Earthling.

David-Bowie-Look-at-the-moon-live-in-Phonenix-97-copertina
La copertina

Si intitola Look at the Moon! (Live Phoenix Festival 97) il quarto capitolo della serie di live anni ’90 Brilliant Live Adventures, disponibile già da oggi sugli store ufficiali di Bowie per il preordini. L’album verrà poi spedito a partire dal 12 Febbraio.

Brilliant Live Adventures (abbreviato: BLA), lo ricordiamo, è una serie di sei live che spaziano dal 1995 al 1999 e che consta già di tre pubblicazioni: Ouvrez Le Chien (Live Dallas 95), No Trendy Réchauffé (Live Birmingham 95), LiveAndWell. com .

Look at the Moon! (Live Phoenix Festival 97) è un’altra testimonianza del tour del 1997 in promozione dell’album Earthling. E’ la registrazione live della partecipazione al Phoenix Festival di Long Marston, in Inghilterra, del 20 luglio 1997.

Anche questa volta sarà pubblicato in versione doppio CD o triplo vinile, in edizione limitata, acquistabile esclusivamente tramite gli store ufficiali.

Un live molto conosciuto tra i fan perché, senza dubbio, rappresenta una delle migliori performance del tour. Una pubblicazione quindi da accogliere con moderato entusiasmo se il Bowie Store e Parlophone non avessero dimostrato, in queste occasioni, scarsa professionalità ed organizzazione.

David-Bowie-Look-at-the-moon-live-in-Phonenix-97-CD
Il doppio CD

Ennesima dimostrazione, già avvenuta con la pubblicazione precedente, è il fatto che anche questa volta il vinile di Look at the Moon! (Live Phoenix Festival 97) sia andato esaurito in pochi minuti, nemmeno il tempo di annunciarlo. La completa inadeguatezza organizzativa è davvero imbarazzante.

Look at the Moon! (Live Phoenix Festival 97) contiene rarità inedite come una cover di O Superman di Laurie Anderson, che la band aveva anche suonato nel suo show segreto come ‘The Tao Jones Index’ al festival il giorno precedente.

MUSICISTI

Questa la band che accompagnava Bowie in tour nel ’97 e che è presente su Look at the Moon! (Live Phoenix Festival 97):

  • David Bowie – voce, chitarra, sassofono
  • Zachary Alford – batteria
  • Gail Ann Dorsey – basso, voce, voce principale su ‘O Superman’, tastiere
  • Reeves Gabrels – chitarre, sintetizzatori, voce, direttore musicale
  • Mike Garson – piano, tastiere, sintetizzatori

TRACKLIST

CD 1
  1. Quicksand
  2. The Man Who Sold the World
  3. Driftin’ Blues /The Jean Genie
  4. I’m Afraid of Americans
  5. Battle for Britain (The Letter)
  6. Fashion
  7. Seven Years in Tibet
  8. Fame
  9. Looking for Satellites
  10. Under Pressure
CD 2
  1. The Hearts Filthy Lesson
  2. Scary Monsters (and Super Creeps)
  3. Hallo Spaceboy
  4. Little Wonder
  5. Dead Man Walking
  6. White Light/White Heat
  7. O Superman
  8. Stay (

Lato 1

  1. Quicksand
  2. The Man Who Sold the World
  3. Driftin’ Blues/The Jean Genie
  4. I’m Afraid of Americans

Lato 2

  1. Battle for Britain (The Letter)
  2. Fashion
  3. Seven Years in Tibet

Lato 3

  1. Fame
  2. Looking for Satellites
  3. Under Pressure

Lato 4

  1. The Hearts Filthy Lesson
  2. Scary Monsters (and Super Creeps)
  3. Hallo Spaceboy

Lato 5

  1. Little Wonder
  2. Dead Man Walking ls)
  3. White Light/White Heat

Lato 6

  1. O Superman
  2. Stay

GALLERIA

L’ANTEPRIMA CON “FASHION”

Il singolo promozionale tratto da Look at the Moon! (Live Phoenix Festival 97) è il brano Fashion. Parliamo di singolo promozionale per facilità: si tratta semplicemente del brano messo a disposizione su YouTube. Potete ascoltarlo qui sotto.

ACQUISTO

Il nuovo live Look at the Moon! (Live Phoenix Festival 97) è acquistabile esclusivamente tramite gli store ufficiali online, con tutti i problemi di poca trasparenza e logistici connessi (sospetta scarsità, spedizioni lente e non tracciabili, etc). Il vinile ha un costo di circa € 38,00. La versione CD € 17,00. A questo dovrete aggiungere le spese di spedizione.

LOGO dig 1
Logo Rhino
Logo Bowie Store

“Generosity”: recensione del libro e video intervista

3
Generosity-Gianluigi-Ricuperati-Bowie-Libro-Recensione-Intervista

Generosity” di Gianluigi Ricuperati, edito da Piemme, è sicuramente un libro fuori dagli schemi. E’ un trattato sperimentale che tende a dimostrare come Bowie, profondamente debitore verso molti artisti da cui ha attinto e preso ispirazione, abbia poi estinto il debito e ripagato con gli interessi e una generosità incredibile. Una vita esemplare, secondo l’autore, che ne traccia una sorta di agiografia. Lo ha incontrato Stefano Nardini che, oltre a recensire il libro, ha intavolato con l’autore una piacevole e interessante discussione.

VIDEO INTERVISTA

Stefano Nardini ha incontrato per Velvet Goldmine Gianluigi Ricuperati, autore del libro «Generosity». Un’agiografia di David Bowie. Più che una video intervista, una chiacchierata intima e piacevole tra due appassionati di Bowie, e una riflessione sul suo approccio alla vita. 1

Gianluigi Ricuperati è uno scrittore e saggista italiano. Ha collaborato e collabora con La RepubblicaD di RepubblicaLa StampaAbitareDomusGQStudio,  Il Sole 24 Ore. E’ autore di  Il mio impero è nell’aria (ed. Minimum Fax), La tua vita in 30 comode rate (ed. Laterza), Viet Now – La memoria è vuota (ed. Bollati Boringhieri), Fucked Up (ed. Bur RCS). Con Marco Belpoliti ha pubblicato la prima monografia dedicata al disegnatore Saul Steinberg. E’ stato inoltre Direttore Creativo di Domus Academy.

RECENSIONE

generosity ricuperati libro bowie
Gianluigi Ricuperati

Tra le tante pubblicazioni di questi ultimi anni, perlopiù biografiche e interpretative dei testi, il libro di Gianluigi Ricuperati «Generosity». Un’agiografia di David Bowie, uscito per Piemme, trova una collocazione a sé stante, perché offre un punto di vista che va al di là della figura, oramai mitica, della rockstar. Riletture multidisciplinari, anche se sporadiche, non sono comunque mancate e contributi come questi sono davvero benvenuti perché ci offrono una visione del nostro in cui è riconosciuta la sua completezza di artista.

Evitati quindi gli aneddoti, le speculazioni interpretative, Ricuperati assembla intenzionalmente frammenti di episodi personali, genesi di canzoni per stendere le tessere di un puzzle in cui Bowie elargisce supporto, consapevolezza artistica e concepisce quei mondi che poi sono stati ampiamente condivisi.
Bowie fu a volte descritto come una sorta di vampiro di idee; ne è la riprova la vecchia storia su Guy Peelleart “rubato” ai Rolling Stones per realizzare la copertina di Diamond Dogs (per Jagger & C. poi fece comunque quasi in contemporanea It’s only rock’n’roll).
Nella famosa intervista fatta per Playboy nel 1976 da Cameron Crowe, Bowie affermò: “…sono un ladro di buon gusto. La sola arte che mi va di studiare è quella da cui posso portare via qualcosa. Ma penso che il mio plagio dia buoni frutti. Perché un artista crea? Io la vedo così, se uno inventa qualcosa lo fa con la speranza che la gente usi la sua invenzione.

generosity ricuperati libro bowie

Ricuperati segue questa strada, per dimostrare che Bowie ha dato più di quanto ha preso, in una sequenza interessante di flash di munificenze, dai rilanci di Lou Reed, Iggy Pop, Mott The Hoople negli anni Settanta, al supporto economico al figlio di Marc Bolan, al saldo dei propri debiti creativi (Legendary Stardust Cowboy in I Took a Trip on a Gemini Spacecraft). Questi episodi si uniscono poi ad alcune narrazioni personali, nelle quali Bowie è stato un modello, una griglia sulla quale impostare la propria conoscenza, a qualsiasi livello, e ancora al lungo intermezzo La guerra finanziaria di Nathan Adler, racconto pieno di citazioni bowiane. «Generosity» interiorizza sia nel contenuto sia nella forma l’insegnamento cross-culturale di Bowie e rende quasi sistematico il suo agire artistico.
Simon Reynolds ha scritto una volta che Bowie è stato un portale, Ricuperati allarga qui l’idea definendolo un door opener e ci dice: “Quella di Bowie è la leggenda di un santo debitore. E questo mi commuove sempre, mi interessa sempre, mi commuoverà sempre e mi interesserà finché sarò vivo”.

Ci fa davvero piacere notare che la bibliografia su David Bowie si sta arricchendo di contributi che lo vedono in una dimensione più ampia, riletto non più solo come rockstar ma anche come elaboratore di un pensiero legato alle finalità dell’essere artista.

Stefano Nardini

ACQUISTO

STARDUST: la nostra opinione sul film su Bowie

1
David Bowie Stardust movie film recensione

Dal 15 gennaio è arrivato sulle principali piattaforme digitali nel Regno Unito Stardust, il discusso film su David Bowie che racconta il suo primo viaggio negli Stati Uniti nel 1970. Il film, che gli autori non vogliono definire un biopic, non è stato autorizzato dalla famiglia. Non si conosce ancora una data per lo streaming in Italia, per cui nell’ attesa di vederlo in italiano, ecco tutti i dettagli e la recensione di Luca Maffei.

Alla fine, Stardust è arrivato. Temuto da tanti, atteso con curiosità dai più speranzosi, il primo vero film su David Bowie ha cominciato a farsi strada tra i festival del cinema di Europa e Stati Uniti.

Il percorso che ha portato questa pellicola ai fan del Duca Bianco è stato lungo e non privo di ostacoli.

David Bowie Stardust movie film recensione 2
La locandina

Il regista, Gabriel Range (noto per il controverso Death of a President, del 2006), accarezzava l’idea di un film su Bowie da quando, nel 2013, firmò per dirigere Lust for Life, cronaca del turbolento soggiorno berlinese del nostro in compagnia di Iggy Pop. Il mondo del cinema però è spesso imprevedibile, per cui Lust for Life è stato cancellato e rimpiazzato da questo nuovo progetto, che non ha potuto conoscere il buio della sala cinematografica a causa della pandemia globale. Forse meno allettante di ciò che poteva essere Lust for Life, almeno per quanto riguarda la trama, Stardust non è comunque meno ambizioso.

Ambientato durante lo sfortunatissimo “tour promozionale” americano di The Man Who Sold The World, il film di Range ha il compito di raccontare al grande pubblico uno dei momenti più delicati (e tutto sommato oscuri) della carriera di David Bowie: gli oltre due anni trascorsi tra la pubblicazione di Space Oddity e gli esordi di Ziggy Stardust. Quel momento in cui David, pur regalando al mondo canzoni e album indimenticabili, corse il rischio di diventare un one-hit wonder e cadere nell’oblio, dal momento che l’industria musicale sembrava non riuscire a riconoscere il suo talento.

Impossibilitato ad utilizzare in colonna sonora i brani composti dal futuro Ziggy Stardust, Range ha dovuto impostare il film seguendo una strada rischiosa: eliminare quasi del tutto Bowie e mettere David in primo piano. Una strada che gli ha alienato la critica (le recensioni uscite nelle prime settimane di vita del film lo stroncano senza pietà), ma che col senno di poi era l’unica percorribile.

Stardust film biopic recensione David Bowie
Johnny Flynn

Indeciso, timido e perseguitato dal ricordo dell’amato fratello Terry (Derek Moran), il David Bowie interpretato da Johnny Flynn è tanto una piacevole sorpresa quanto è lontano dall’immagine universalmente nota del personaggio. I fan capiranno all’istante quanto Flynn, solo vagamente somigliante a Bowie, abbia studiato per calarsi nella parte. L’attore e cantante si avvicina a Bowie con grande umiltà, riuscendo nel difficile compito di darne una rappresentazione credibile (senza ridursi ad una banale imitazione) e coerente con le informazioni note. Nemmeno le strizzatine d’occhio più palesi (come un numero di mimo durante un’intervista) risultano forzate.

I primissimi minuti di Stardust ci fanno capire subito che il David Bowie che vedremo in questo film sarà molto lontano da quelle rockstar dai tratti quasi supereroistici che siamo abituati a vedere in alcuni biopic musicali degli ultimi anni. Il film si apre con un incubo dal sapore kubrickiano, durante il quale Major Tom si perde nello spazio profondo per ritrovarsi, al termine del viaggio, tra i corridoi di Cane Hill.

La sintesi (senza una linea di dialogo e senza musica bowieana) del passaggio tra i sogni di Space Oddity e le paure di The Man Who Sold The World è impeccabile.

David atterra negli States e fin da subito è nei guai coi responsabili dell’immigrazione. Un po’ per via del suo abbigliamento stravagante (“lei è omosessuale?” si sentirà chiedere praticamente subito) e un po’ per certe sue dichiarazioni imprudenti, il futuro dio del rock è trattenuto a lungo in aeroporto. Da quel momento in avanti, per la quasi totalità del film, tutto quello che può andare storto al giovane artista andrà nel peggiore dei modi.

Stardust film biopic David Bowie recensione
Bowie nel 1971

È difficile capire chi sia David Bowie nel 1971. Per la critica, per la stampa e anche per David stesso. Un astronauta? Un figlio dei fiori? Un folle? La sua identità artistica e quella musicale appaiono confuse come l’identità sessuale che vuole trasmettere. Inoltre, l’atteggiamento sfuggente che il giovane artista assume con chi dovrebbe promuoverlo non l’aiuta di certo ad essere preso seriamente.  David non può esibirsi in alcun concerto ufficiale (solo qualche canzone durante eventi alquanto improbabili), non riesce a farsi notare da nessuna figura importante del settore e manda goffamente all’aria ogni intervista che il povero Ron Oberman (Marc Maron) riesce a procurargli.

A detta di Tony Defries (Julian Richings), The Man Who Sold The World è destinato a lasciare il segno nella posterità, ma nessuno sembra in grado di intercettare il pubblico adatto per questo disco, che sembra parlare di schizofrenia e malattia mentale in ogni sua traccia.

David cerca il suo spazio tra Elvis e Dylan, ma la scena musicale americana sembra non essere minimamente in grado di etichettarlo. Si presenta alla Factory di Andy Warhol e viene scartato in fretta e senza troppi complimenti. Assiste ad un concerto dei Velvet Underground e scambia Doug Yule per Lou Reed, convincendosi di avere avuto una splendida chiacchierata con uno dei suoi miti, salvo poi realizzare che il vero Lou aveva lasciato la band da mesi.

marc maron johnny flynn Stardust film biopic David Bowie recensione
Johnny Flynn (Bowie) e Marc Maron (Ron Oberman)

A tenere collegati tutti questi episodi, ampiamente documentati e molto noti tra i fan, c’è quello che invece possiamo solo supporre mettendo insieme qualche frammento di intervista e qualche ricostruzione ad opera dei biografi.  

Ed è qui che il film smette di essere un biopic (come, tra l’altro, viene sottolineato sia nei titoli di testa che di coda) e si trasforma in una sorta di viaggio catartico, al termine del quale il nostro protagonista riuscirà finalmente a mettere ordine nella propria vita. La trasferta americana aiuta David a fare i conti col proprio passato: dai traumi legati alla schizofrenia di Terry, fino al terrore di cadere anch’esso vittima della “maledizione” della malattia mentale, che affligge da anni il lato materno della sua famiglia. La presenza di Terry è fortissima, lungo tutta la durata del film.

Lo sfortunato ragazzo ha plasmato i gusti musicali di David, ma ora le immagini dei suoi episodi di follia sono il chiodo fisso del protagonista, che rivede il fratello maggiore ovunque vada.

In questi momenti la ricostruzione biografica di Range (anche co-sceneggiatore, insieme a Christopher Bell) osa di più, attribuendo al “fantasma” di Terry, proiezione delle paure e dei sensi di colpa del fratello, un peso enorme nei comportamenti e nella vita quotidiana di David in quel periodo. Un’importanza che possiamo certamente intuire, ma della quale non avremo mai certezza assoluta, data la nota coltre di riservatezza che circonda la famiglia Jones (che infatti ha preso subito le distanze da Stardust).

Il viaggio di David comincia col rifiuto della condizione di Terry e si conclude con la presa di coscienza del fatto che il fratello non guarirà più.  Tornato dal proprio viaggio, David può finalmente ripartire.

Terry Burns
Terry, il fratellastro di Bowie

Dopo aver capito inoltre che il matrimonio con Angie (Jena Malone) è più opprimente che stimolante, David si butta anima e corpo nel lavoro, preparandosi al successo globale che lo attende dietro l’angolo.

Un’ellissi temporale ci porta poi ad Aylesbury, luglio 1972, un mese prima della consacrazione definitiva al Rainbow Theatre: Ziggy Stardust è nato, Terry è un ricordo non più paralizzante e il mito può prendere finalmente vita.  Ziggy si agita sul palco e la folla è in delirio per lui.

Chi attendeva un film-karaoke stia lontano da Stardust, onde evitare delusioni, così come chi sa già di non riuscire ad andare oltre la non somiglianza di gran parte del cast con le controparti reali. L’assenza dei brani simbolo di quel periodo è pesante, in modo particolare nel finale (omaggio quasi perfetto ad un live leggendario).

Sentire citare brani come Space Oddity e All The Madmen, senza poterli ascoltare indebolisce, specialmente per lo spettatore che non conosce il repertorio di Bowie, quello che dovrebbe essere il cuore della prima parte del film (l’enorme talento non riconosciuto dell’artista).

Al netto di tutti i limiti, però, Stardust è una pellicola che merita sicuramente una visione, anche da parte degli spettatori che si avvicinano a questo mondo per la prima volta. Più di una visione per i fan incalliti, invece, che potranno godere di una ricostruzione storica curata con una precisione rara in questo genere di operazioni, oltre che di un film molto rispettoso dell’uomo come dell’artista. Un film che non ha paura di indugiare su dettagli che solo i fan riconosceranno, anche a costo di deludere parte del pubblico generalista.

Stardust film biopic David Bowie Recensione
Johnny Flynn (Ziggy)

Da segnalare poi la splendida fotografia del veterano Nicholas D. Knowland, che torna al lavoro sulla scena rock inglese dopo aver contribuito a Born to Boogie (il folle documentario sui T. Rex, diretto da Ringo Starr nel 1972) e a La grande truffa del rock n roll (il film sui Sex Pistols di Julian Temple, del 1980).

Degna di menzione anche la piacevole colonna sonora di Anne Nikitin, che riesce a suggerire atmosfere bowieane anche nell’impossibilità di fare citazioni dirette (dall’incubo iniziale alla genesi di Hunky Dory, perfettamente suggerita dalle note al piano senza “mostrare” comunque nulla)

In estrema sintesi, il film si è rivelato il perfetto contraltare di Velvet Goldmine: tanto è scintillante, irruente e fiabesco il film di Todd Haynes, quanto è sobrio, intimo e realistico quello di Range. Questo ci insegna, ancora una volta, che la vita di David Bowie è troppo ricca, complessa e sfaccettata per essere colta in un unico film ma, allo stesso tempo, quando gli autori si concentrano su una sua piccola porzione, i risultati possono essere interessanti oltre ogni aspettativa.

Luca Maffei

TRAILER

BOWIE ALLA FACTORY DI ANDY WARHOL

Una delle scene riportate nel film fu quando un giovane David fece il mimo di fronte a Andy Warhol e alla factory. Qui sotto l’originale.

David Bowie. Le Storie Dietro Le Canzoni 1964-1976

0
VG Head Paolo Madeddu le storie dietro le canzoni david bowie

E’ uscito recentemente in libreria “David Bowie. Changes. Le storie dietro le canzoni 1964-1976” pubblicato da Giunti, di Paolo Madeddu. Il libro ripercorre la produzione di Bowie dall’inizio della propria carriera fino a Station to Station, ed è il primo di due volumi che andranno a coprire la sua discografia. Ce ne parla Giulio Pasquali.

In principio furono libretti biografici che includevano qualche testo. A volte con la versione originale, altre solo con la traduzione, seguiti a breve dai libri che raccoglievano i testi (a volte tutti, altre volte un’ampia selezione) e che presentavano anche un’introduzione biografico-critica e una discografia.

Paolo Madeddu Le storie dietro le canzoni David Bowie
Paolo Madeddu

Erano i tempi in cui, per il rock, la carta stampata era la Bibbia. Senza Internet le notizie sui propri cantanti preferiti si reperivano sulle riviste o su volumi di questo tipo, in Italia principalmente pubblicati nella storica collana dell’Arcana (che successivamente ne riservò una ai quei nomi più “artistici”). Certo, questo implicava anche che un eventuale errore a quel punto diventava difficile da smentire, rimaneva verità magari per decenni (dice nulla un appuntamento preso “per più tardi al telefono” che diventa “con Rita Pavone”?), ma altri mezzi non c’erano.

Poi, quando internet cominciò a diffondersi rendendo poco conveniente pagare i diritti per pubblicare qualcosa che si poteva trovare in rete, fu il momento dei libri con i testi commentati. Si offriva qualcosa in meno (i testi erano riprodotti solo parzialmente) e allo stesso tempo qualcosa in più, ossia un commento alle liriche ma anche un excursus sulla storia dell’artista o del gruppo. Prima gli Editori Riuniti poi GiuntiArcana hanno analizzato l’opera di numerosi artisti, con Bowie presente sia nel catalogo dell’una che dell’altra.

Paolo Madeddu le storie dietro le canzoni david bowie early years

Infine, ma nati all’estero più o meno contemporaneamente a questi ultimi, quei libri che si proponevano, in modo più ampio, di raccontare “la storia dietro ogni canzone di…”: pubblicati sia all’estero che in Italia, sono oggetto da un po’ qui da noi di una collana specifica sempre di Giunti.

Il libro di Paolo Madeddu, che comunque parla anche dei testi, si propone di raccontare in questo modo la carriera di Bowie raccogliendo una gran mole di notizie e proponendo anche un’interpretazione personale degli snodi artistici del Nostro.

L’autore fa un gran lavoro. Sembra aver consultato e raccolto ogni notizia possibile ma, rispetto all’ Enciclopedia di Nicholas Pegg, fa un libro più narrativo. Come i migliori titoli della collana dei testi commentati (citiamo quello sui Depeche Mode), si presta sia a una lettura continua seguendo la storia del Duca dagli inizi (mentre è difficile leggere Pegg come se fosse un romanzo), sia una lettura per consultazione per il lettore che vuole scoprire notizie su una determinata canzone. Questo porta a qualche ripetizione (i capitoli su Hang Onto Yourself, la prima versione, e su Hang On To Yourself, quella apparsa su The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars hanno interi paragrafi uguali), dovuta alla volontà di fornire le notizie importanti anche a chi legge a salti.

copertina Libro Paolo Madeddu le storie dietro le canzoni david bowie

Questa gran mole di notizie, però, viene data con uno stile scorrevole e mai pesante: è un libro dalla prosa vivace, che si segue bene anche quando i capitoli dedicati a canzoni particolarmente importanti (Space Oddity, The Man Who Sold The World, Changes, Life On Mars? ecc.) vengono articolati in sottocapitoli che sviscerano vari aspetti di quei brani che hanno fatto la storia del cantante (ispirazione, genesi, contesto, realizzazione, esecuzioni dal vivo, cover).

E se in una tale messe di dati scappa qualche inesattezza, si può sempre verificare su altre fonti. Resta comunque un ottimo libro per chi si avvicina a Bowie e vuole approfondire il suo bagaglio di conoscenze sull’argomento. E’ adatto al neofita che scopre il contesto delle canzoni dell’artista (dell’epoca, della carriera e della vita del cantante – con i pettegolezzi limitati al minimo e solo se necessari), e anche a coloro che già lo conoscono bene e possono ripercorrerne la discografia trovando spunti nuovi.

Paolo Madeddu le storie dietro le canzoni david bowie ziggy
photo Mick Rock

In questo senso, anche se un cd o un vinile sono sempre la scelta migliore a livello sonoro, consigliamo anche la preparazione di una playlist, sul pc o sulle piattaforme di streaming, da far andare mentre si legge il libro (il massimo sarebbe includere anche qualche versione alternativa o qualche brano altrui citato da Madeddu come ispirazione): potrebbe essere l’occasione per apprezzare sfaccettature nuove o dimenticate o per un ascolto continuo in grado di far apprezzare meglio l’evoluzione del cantante.

Il libro si ferma soltanto fino a Station To Station. L’unica perplessità deriva e dal fatto che pare che il secondo volume coprirà tutto il resto della carriera con il rischio che, come accade spesso in certi libri o certe raccolte, la fase tarda venga trascurata. Certo, nessuno vuole 10 capitoletti su Too Dizzy o un capitolo su tutti i remix dei singoli tratti da Tonight e, visto il prezzo non basso di questo primo volume (circa € 24,00), farne troppi altri aumenterebbe il già elevato costo totale dell’opera. Sarebbe comunque un peccato perdere l’occasione di un’analisi dettagliata di tutta la carriera per creare un’opera esauriente e completa.

Giulio Pasquali

VIDEO INTERVISTA

Video di un intervista a Paolo Madeddu

ACQUISTA

L’addio a David Bowie nella stampa il 10 gennaio 2016

1
Addio David Bowie stampa
photo Max Res

Raccogliamo in un breve video le tante pagine del giorno dopo che i principali organi di stampa gli dedicarono. Il mondo intero ne parlò.

Erano da poco passate le sette del mattino in quella fredda mattina di gennaio.

I cellulari di molti di noi iniziarono a suonare.

Era appena arrivata la brutta notizia che tutti ricordiamo, che ci lasciò increduli.

E succedeva quello che lui ci aveva una volta raccontato:


My brain hurt like a warehouse 

it had no room to spare 

I had to cram so many things 

to store everything in there”.

David Bowie, Five Years

David Bowie Icon: le più belle foto in un libro

0
copertina inglese e francese Icon David Bowie libro foto recensione

David Bowie Icon è uno dei volumi più interessanti usciti nell’ultimo periodo. Un’antologia delle più belle immagini di Bowie attraverso l’occhio dei fotografi che lo hanno accompagnato nell’arco di tutta la sua carriera. Ecco la recensione di Matteo Tonolli.

David-Bowie-Icon-libro-recensione-review

Un po’ uomo e un po’ donna. Un umano in parte alieno. Le pupille dalla dilatazione asimmetricamente diversa. Un filo di mascara intorno agli occhi e del glitter a sporcare dita e labbra. Oppure polvere di stelle? In fondo stiamo parlando di Ziggy.

La bocca socchiusa in una incerta ma avvenente espressione di stupore. È uno dei close-up più stupefacenti e incredibili scattati da Sukita a fare da copertina a questo libro delle meraviglie. Almeno nella versione francese pubblicata dalla casa editrice Flammarion. Per il mercato internazionale invece l’inglese Iconic Images, in collaborazione con ACC Art Books, utilizza il titolo specifico Icon per questo splendido volume.

Sovra-impresso (in rilievo sottilmente percepibile al tatto) ad un mosaico di 90 piccole immagini di Bowie. Tutte diverse eppure incredibilmente il multiplo riverbero di una comune sorgente.

Foto De Villeneuve Icon Bowie libro recensione
© Justin De Villeneuve

Francese o inglese, i contenuti scritti sono gli stessi: ricordi, aneddoti e curiosità da parte di chi ha ritratto colui che in epoche, stili e correnti musicali diverse è stato di volta in volta un cantante folk, un marziano del rock and roll, un performer soul, il Sottile Duca Bianco. E ancora: un crooner nella gelida Berlino di fine anni ‘70, l’anticipatore più o meno consapevole della new wave, un osannato idolo pop delle classifiche mondiali, un musicista in cerca di riscatto artistico, uno sperimentatore oltre i confini dei generi musicali.

Infine, una stella nera ascesa nell’empireo celeste. In queste pagine potete trovare tutto questo, e anche qualcosa di più.

David Bowie è qui presentato attraverso gli obiettivi di 25 diversi fotografi provenienti da tutto il mondo. Per la prima volta viene fornita una sintesi visiva ed equilibrata di oltre 40 anni di invidiabile carriera. Dai primi battiti discografici del 1966 agli anni 2000. Non solo gli imprescindibili Mick Rock, il compianto Terry O’Neill e il già citato Masayoshi Sukita, oltre ai fondamentali Steve Schapiro, Andrew Kent e Justin De Villeneuve , più l’amico e collaboratore Geoff MacCormack. Ma anche una lunga serie di artisti meno noti ma pur sempre fondamentali per restituire un riflesso il più possibile completo dell’esponente più mutante della scena pop-rock.

Foto Macoska Icon Bowie libro recensione
© Janet Macoska

Lungo il proprio percorso artistico Bowie ha frantumato se stesso in un prisma pressoché infinito di identità e alter-ego, generando altrettante immagini di sé, fino a costituire un vero e proprio unicum nella storia della musica moderna. Dalle istantanee di giovane e ambizioso musicista folk da parte di Ray Stevenson, le interessanti sessioni di studio di Gerald Fearnley rimaste nel cassetto per 50 anni, passando per le esibizioni live e gli incontri con la stampa immortalati da Barry Schultz, Philippe Auliac e Janet Macoska, le notevoli sessioni con Brian Aris e Kevin Cummins, o quelle con Chalkie Davies.

Nonostante l’assenza delle collaborazioni con Duffy, ogni decade è per la prima volta ben documentata, compresi i (a volte) discutibili anni ‘80 e l’esperienza con i Tin Machine. Allo stesso modo la rinascita artistica è sontuosamente fotografata da Markus Klinko e Gavin Evans, autori che hanno regalato a L’uomo che cadde sulla Terra degli shooting elegantissimi e che non hanno nulla da invidiare a quelli degli anni ‘70.

Foto Scarisbrick Icon Bowie libro recensione
© John Scarisbrick

Il formato di questo David Bowie Icon è imponente e di ottima fattura. Ingredienti essenziali per godere appieno di immagini rare e inedite, vere e proprie sorprese anche per i fan più esigenti: ad esempio l’esperienza messicana archiviata da Fernando Aceves e la folle incarnazione dei personaggi di 1.Outside attraverso l’interpretazione visiva di John Scarisbrick (qui senza la manipolazione di Davide De Angelis).

Ogni diversa sessione è impreziosita dalle interessanti  testimonianze di ciascun fotografo, mentre l’introduzione è firmata dal pittore e amico di infanzia George Underwood.

Non una collezione definitiva o completamente esaustiva. Comunque una splendida raccolta degna della musica e dell’estro di uno dei più bizzarri, talentuosi e amati autori e performer mondiali.

Matteo Tonolli

Galleria

Acquisto

Il volume fotografico David Bowie Icon è acquistabile su Amazon al costo di circa € 65,00 nell’edizione standard. Sono disponibili inoltre delle edizioni deluxe con box contenitore esterno, e una stampa autografata il cui costo varia dalle 200 alle 1.000 sterline a seconda del fotografo. Possono essere acquistare direttamente sul sito dedicato al libro: David Bowie Icon

Lazarus: streaming del musical dal 8 al 10 gennaio 2021

0
bowie Lazarus Musical Streaming

In occasione del compleanno di David Bowie e alla ricorrenza della sua scomparsa, dal 8 al 10 Gennaio 2021, il musical “Lazarus” sarà trasmesso in diretta streaming.

lazarus musical copione

Per ricordare David Bowie nel giorno del suo compleanno e per celebrare il quinto anniversario della sua prematura scomparsa, i produttori Robert Fox e RZO Entertainment Inc. trasmetteranno in esclusiva la ripresa della produzione londinese del musical Lazarus, registrato dal vivo sul palco. Lo streaming sarà disponibile solo per tre spettacoli. Si tratta dell’anteprima britannica della versione filmata di questo straordinario spettacolo.

Lazarus include canzoni dal repertorio storico di Bowie e nuove canzoni scritte per il musical, inclusa quella che dà il titolo al film, Lazarus.

Ispirato al libro L’Uomo che cadde sulla terra di Walter Tevis (autore anche di La Regina degli Scacchi), Lazarus continua la storia del libro e film omonimo e si incentra sul personaggio di Thomas Newton, che scopriamo essere rimasto sulla Terra. E’ un “uomo” incapace di morire, con la mente offuscata di gin scadente e ossessionato da un amore passato. L’arrivo di un’altra anima perduta potrebbe finalmente liberarlo.

Michael C. Hall (Dexter, Six Feet Under) è Newton, il personaggio interpretato da David Bowie nell’adattamento cinematografico di The Man Who Fell To Earth del 1976 diretto da Nicolas Roeg. La co-protagonista di Lazarus è Sophia Anne Caruso e la regia è di Ivo van Hove.

Lazarus ha debuttato al The New York Theatre Workshop nel novembre 2015. La produzione londinese è stata inaugurata nel novembre 2016, dove ha registrato il tutto esaurito.

L’evento sarà disponibile solo per due spettacoli “serali” e uno pomeridiano, mandati in streaming in fusi orari diversi per accontentare tutti (GMT, AEDT, EST, PST, PST, CST) da venerdì 8 a domenica 10 gennaio 2021.

“UN MUSICAL SELVAGGIO, FANTASTICO, STRABILIANTE. UN TOUR DE FORCE SURREALE”

ROLLING STONE

ACQUISTO

Di seguito vi abbiamo riassunto gli spettacoli, il costo e gli orari, con link diretto alla pagina di acquisto e streaming.

venerdì 8 gennaio 2021 – Ore 20:00€ 18LINK
sabato 9 gennaio 2021 – Ore 20:00€ 18LINK
domenica 10 gennaio 2021 – Ore 16:00€ 18LINK

La piattaforma di streaming si chiama DICE. Per qualsiasi dubbio, domande sull’acquisto e lo streaming, vi rimandiamo a questa pagina di FAQ (in italiano): FAQ DICE.

LO SPECIALE SU LAZARUS

Per arrivare preparati al musical, vi ricordiamo che sul sito è presente uno speciale su Lazarus con tutta la genesi, la storia e le spiegazioni a cura di Andrea Gem e Marco Michelacci. Ma soprattutto la traduzione esclusiva dell’intero copione che Velvet Goldmine ha fatto tradurre e ha messo a disposizione. Cliccate l’immagine per leggere lo speciale

Lazarus Musical Speciale traduzione

TRAILER

#LazarusMusical #LazarusStreaming #BowieLazarus #LazarusLondra #LazarusFilming #TMWFTE #TJNewton #LazarusSoundtrack